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con malinconia. Preferiva re­

stare ad operare più nell’om-

bra per servire sempre meglio.

A Roma la sua opera non ebbe

pause nè stanchezze pur es­

sendo gravosa e Guido tornò

spesso a Torino sempre sorri­

dendo, con quella sua faccia

gioviale di eterno ragazzone

cui i vicini quarantanni non

pesavano affatto.

All’appello del Duce per la

guerra liberatrice chiese ed

ottenne di essere in prima

linea sin dagli inizi e fu al

fronte occidentale; ma, con­

clusa la guerra sulle Alpi, ven­

ne smobilitato e tornò a Ro­

ma. Non poteva però restare

lontano dalla prima linea e vi

andò nuovamente alla prima

occasione. Fu in Africa Set­

tentrionale: in terra di con­

quista, sul suolo egiziano, nella

difesa di Sidi el Barrani, una

pallottola nemica lo stroncò

nell'assalto. La sua vita esem­

plare ebbe così un’invidiabile

morte.

La croce che segna la sua

tomba di sabbia, all’ombra di

una palma, è mèta che sarà

superata. E sono certo che

dal Cielo degli Eroi, Guido

esprimerà ancora nel suo gio­

viale luminoso sorriso di ra­

gazzone la sua gioia perchè il

suo sacrificio non è stato vano.

Amico suo fraterno, colla­

boratore del suo

Vent'anni

,

fu Ferdinando Bonazzi. D i­

verso di nascita, uguale per

intensità di fede, suo allievo

in tutto.

Bonazzi veniva dai ranghi

degli operai e recava sulle sue

dure mani i segni di una mu­

tilazione della mazza che gli

aveva per lunghi anni procu­

rato il pane. Ma il suo spirito

anelava ad altre mète e ru­

bando le ore al riposo e al

sonno, studiò, con intensità e

con passione. Frequentò dei

corsi serali, consegui un diplo­

ma di scuola superiore, diven­

ne impiegato; si iscrisse alla

facoltà di magistero, diven­

ne giornalista. Fu uu asser­

tore degli ideali e dei diritti