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ARTIGIANI MILITARI AL LAVORO

Chi abbia partecipato ad una guerra sa

come il tempo voli ed incalzi nei periodi del­

l’azione; e come per altro, forse per il con­

trasto ed il netto distacco da quella vita fer­

vida e bruciante, sia difficile riempirlo durante

il giorno di riposo. Allora interviene una calma

e la guerra che pur s’è lasciata alle spalle di­

venta un fatto che si svolge in una regione

remota.

Nel cielo gli aerei tessono ancora le tracce

dei loro voli; si avverte ancora a distanza il

boato delle artiglierie, ma pare l’eco dello

svariare di un temporale. I « reparti » scesi a

riposo si riassettano, i soldati s’industriano

alla meglio possibile a crearsi qualche agio o

comodità sotto le tende o nei loro alloggi di

fortuna. Si riprendono, ad intervalli, le istru­

zioni che diventano un prolungamento della

lontana vita del campo o della guarnigione.

Eppure con tutte queste occupazioni, con così

varie e tanto diverse cure rimangono molte

ore vuote da riempire: ore che paiono costi­

tuite da una lenta, inesauribile fila di minuti.

I soldati si dànno ancora da fare; attendono

con maggior cura alla loro toeletta, riordinano

le loro preziose carte gualcite — le tengono,

spesso in estrose custodie, sempre dal lato del

cuore — rimirano a loro agio la piccola foto­

grafia della mamma, della sposa, della fidan­

zata. Fanno una capatina allo « spaccio ».

Scrivono posatamente a casa. Fumano gu­

stando la sigaretta od il sigaro con voluttà.

Leggono. Si dedicano a svagate esplorazioni

nei dintorni. E pensano a quel che era la loro

vita ordinaria — alla vita che riprenderanno

chiusa la parentesi della guerra — . Pensano

al lavoro che fioriva dalle loro mani — molti

soldati sono artigiani, questa varietà degli

artisti — . Da queste stesse mani che oggi

stringono il fucile. Ecco. Le dita hanno con-