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R E F E Z I O N E OR A T D I T A

È mezzogiorno: suonano in allegrezza le

sciolte campane dei molti campanili, e nelle

scuole, quasi si raccogliesse il memento umano

di quel suono, trillano nervosamente i cam­

panelli. D'un subito il silenzio degli edifìci è

i r te da un rumore di zoccoli, da un frusciar

di suole: lo scatto multiplo degli alunni, che

s'alzano con atto repentino ed irrequieto dai

sedili e scendono il gradino del banco, si fonde

nelle aule per rifondersi in un brusio vivace

nell'atmosfera dell’edificio. Si va. ragazzi: a

casa, si va: si vedrà la mamma ». C'è la cola­

zione pronta che attende a casa, e c'è, prima

della colazione, la passeggiata a passo rapido,

fatta in crocchio, all'aria libera, ove si può,

dopo tanto silenzio, dopo tanta costrizione,

dispiegar voce e gesto. Allegri, dunque: l'ul­

tima formalità: nella scuola, o. meglio, sino

alla soglia della scuola, l'ordine impera, colla

disciplina. In fila allineati a due a due, si

schierano nei corridoi gli alunni e le alunne.

Per andare a casa.

Ma v'è chi a casa non va.

Vi sono, e ti sembra impossibile pensarlo

in una scuola, ove tutto è sorriso ove tutto è

speranza ove tutto è forza potenziale protesa

a vivere gagliardamente il proprio domani —

che è la scuola se non palestra che rafforza

spirito e corpo per la lotta della vita? — vi

sono coloro che non vanno a casa a colazione

perchè molte volte quel po' di cibo cui hanno

diritto, cui ogni essere al mondo ha diritto,

il passero e l'avvoltoio, la tigre e l'agnello,

troppo peserebbe su di un bilancio familiare o

a troppo poco si ridurrebbe.

Due schiere, dunque. L'una freme, ordinata,

anelante al sole della strada, a quel sole che

ha carezze soffici per le gemme degli alberi e

per lo sguardo. A stento tace questa schiera,

ancora dominandosi: sui volti noti un tendersi

di sorrisi nascosti: nei polpacci vedi un'ansia

di correre mal rattenuta. Ora va, raggiunge

la soglia, si scompone, si sparpaglia in un

vento di libertà. E l'altra schiera s'è ora