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loro dedicata alla Mostra del Valentino, ed

ammirano le opere ivi raccolte. Lo scultore

Canavotto, giunto ormai alla maturità della

sua carriera, aveva raggiunto una certa noto­

rietà anche perchè il suo spirito ardente di

patriota e di combattente aveva orientato

la sua arte ad interpretare, a identizzare

e ritrarre figure di eroi. Solido ritrattista,

allievo di Vannini e di Santiano, lo ricono*

scono quanti passando per il giardino del

Mastio della Cittadella (e qual'è il torinese

che non vi passa?) si soffermano ad ammirare

il busto di Cesare Battisti dai cui tratti si

rivela l'indomita fierezza del martire italiano.

Ma un altro suo busto di suggestiva bellezza

è quello del Principe esploratore, navigatore,

pioniere, il Duca degli Abruzzi collocato nella

scuola a lui intitolata!

Qui alla Mostra i visitatori ammirano parec­

chi suoi busti modellati con particolare vigo­

ria, di una assomiglianza perfetta, nei quali

l'artista ha cercato di imprimere un soffio

di vita. Ne sono esempio il ritratto di Mario

Gioda, il fondatore del Fascio di Torino, una

copia del quale offerta al Duce si trova ora

a Roma a Villa Giulia, il quadrato volto della

medaglia d'oro Padre Reginaldo Giuliani, un

autoritratto veramente originale, con quel

ciuffo di capelli che scende ad incorniciare

il maschio volto, ed un ritratto del maestro,

di Cesare Santiano, modellato con cura, con

amore. Ad attestare poi come non solamente

la nota dell'eroismo avesse eco nel suo animo

d'artista vi è qui una testa di bimbo dor­

mente di una graziosità, di una gentilezza

grande; due statuette, una di un levantino,

l'altra di un beduino nelle quali si nota un

senso di velato umorismo. Vi è pure una

statuetta di un alpino, un suo soldato, che

fucile in ispalla marcia tenendo in mano

l'inseparabile pipetta. Una di quelle carat­

teristiche figure, che lo scultore soldato aveva

veduto sfilare ai suoi ordini. Altri ritratti

di uomini e donne completano la mostra.

Nella stessa sala, come si è detto, sono le

pitture di Bora. Un giovane che era già stato

considerato una promessa quando vincitore

del Concorso ai Littoriali del Guf di Torino

dell'anno X I I con l'affresco « Opere assisten­

ziali » fu inviato a Roma. Nell'anno succes-