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dì fronte a quella serie di piccoli capolavori.

« Come? Dei soldati, dei combattenti hanno

fatto questo? E come hanno potuto? ». E molti

hanno voluto assicurarsi, portarsi a casa qual­

cuno di quegli oggetti che oltre al loro pregio

intrinseco, ad un concreto valore artistico ave­

vano anche, per il luogo, la condizione e

l'animo con cui erano stati prodotti, un grande

valore sentimentale.

Ma non mancarono, a questa prima esposi­

zione, altre testimonianze e riconoscimenti.

L'ufficio tedesco di propaganda dell’* Ufa »

girò un documentario della mostra e del pic­

colo laboratorio di Cesana Torinese. D docu­

mentario spedito in Germania suggerì l’isti­

tuzione totalitaria di un sistema « Bastel » per

far lavorare i soldati durante le ore libere del

servizio e nei luoghi dove, per ragioni militari,

essi permangono per lunghi periodi. Contem­

poraneamente il consigliere nazionale Gaz-

zotti, che aveva inaugurato la mostra insieme

alle maggiori autorità militari e politiche della

{

rovincia, dette l’incarico alla Delegazione di

orino dell* Eafapi » di costituire aa Dopo­

lavoro Scuola Artigiana a Cesana. Un attrez­

zato laboratorio che fu presto dotato di

macchine, di attrezzi, di baaeln di fide*

gnameje fu iatitolato all'<

d’Oro F. Ferri, caduto sul forte Chaberton.

Successivamente, in conseguenza all’autore­

vole riconoscimento della bontà dell’iniziativa

e per interessamento dell’Ente Nazionale Fa­

scista per l’Artigianato e le Piccole Industrie

che segnalò l'esperimento al Ministero della

Guerra, questo Ministero e l’Ente Nazionale

per 1*Artigianato fecero sì che l’iniziativa si

estendesse e si attuasse in tutta Italia.

Intanto alla Fiera di Milano, nel Padiglione

dell’Artigianato, sempre a cura della Delega­

zione dell’* Enfapi » torinese, s’è ordinata di

recente la seconda mostra di prodotti militari

artigiani: mostra che attesta la continuità del­

l’iniziativa e l’esemplare funzionamento del

Dopolavoro Scuola di Cesana.

Dal piccolo seme di una felice idea ecco, in

breve tempo, quanti germogli, quanta gran­

diosità di sviluppi. Oggi tutti i soldati ita­

liani, tutti i soldati dell’Asse quando non com­

battono lavorano. Se si consideri cke questa

guerra è la guerra del lavoro, della volontà

coatto il parassitismo e lo sfruttamento del*

Foro, s’inteade ovviamente di quale aha W f

ideale, di quale significato sàadwiico e’iflumini

aache la fatica de» nostri artigiaai combattesti.

s a l v a to s i

«ano