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CINEMATOGRAFO

Ecco la Felicità,

di M. l'Herbier.

D’accordo che !a commedia di Kvrei-

nott, di pirandelliana ispirazione, non

era facile da ridurre in film. Richiedeva,

per non cadere nel teatro filmato. un

senso cinematografico sviluppatissimo e,

per realizzare un’opera composta con

armonia e misura, una mano guidata

in ogni momento dal più vigile srnso delle

proporzioni.

Marcel l’Herbier invece, accingendosi

all'impresa, se non è caduto nel primo

difetto, preoccupandosi certo più del

necessario della chiarezza, ha distribuito

male il racconto ed ha sperperato tutta

la prima parte del film per l’imposta­

zione del soggetto condensando nel

secondo il nocciolo della vicenda, riu­

scita in tal modo compressa in troppo

angusti confini di tempo e priva di quel-

l’ariosità che meritava. l)i una cosa

tuttavia dobbiamo essere grati a l'Her-

bier: di avere avuto il coraggio di prefe­

rire a temi di più facile e sicuro successo

popolare, un argomento di maggiore

livello intellettuale, offrendoci un film

che segue una pista, non nuova certo,

ma neppure troppo battuta. Non ne è

risultato il capolavoro, ma un film degno

per lo meno di rispetto.

Il motivo che fa da perno al racconto

è l'affermazione — che un evaso dal

manicomio riesce bizzarramente a speri­

mentare — secondo la quale realtà ed

immaginazione, verità e finzione hanno

confini così prossimi da confondersi, nei

casi della vita, sino a sovrapporsi l'uno

con l'altro. Se questo può essere vero

in generale, particolarmente dovrebbe

esserlo per Li felicità, sensazione deter­

minata nello stesso modo dalla concreta

realtà dei fatti come dalla illusione della

verità di essi, fc dunque sufficiente, per

raggiungerla, che — come fa il filantropo

evaso dal manicomio che scrittura degli

attori per farli recitare, ai suoi ordini e

secondo

1

suoi piani, nella vita — qual­

cuno ci procuri l'illusione di essa? O

non dipende piuttosto, questa tanto

sospirata felicità, meno da un caso for­

tunato ed artificialmente offerto, che

da una attitudine che abbiamo ili noi

sviluppata in misura diversa? La con­

clusione della commedia come del film,

che termina con felicissimi toni alla

Clair, dà naturalmente ragione al pazzo

e benefattore, se non dell’umanità, di

qualche rappresentante di essa.

11 pazzo evaso è Michel Simon, con

la sua bocca che pare contorta per resi­

stere al peso di un mento troppo svi­

luppato. La sua interpretazione, non

comune certo, è tuttavia inferiore a

quell’altra grandissima di •l*rigionien

del Sogno ». Jacqueline Delubac rin­

nova le sue doti di garbata e felina sedu­

zione e Micheime Fresie i suoi atteggia­

menti di grazia innocente. Nella prima

parte del film soprattutto, essa recita

con molta intelligenza e sensibilità.

Tra gli elementi di curiosità di questa

produzione, realizzata negli studi cine­

matografici italiani, figura mediocre­

mente Ramon Novarro.

Maddalena: zero

in

condotta,

di V. De

Sica.

Vittorio De Sica, l'attore composto

e sorridente, suadente ed affabile, è

ben riconoscibUe, per queste sue carat­

teristiche. anche quando si presenta a

noi come regista.

Se dimentichiamo per un momento

di reclamare dal nostro cinematografo

opere di maggiore respiro e di più spic­

cata personalità e ci lasciamo prendere

dalla piacevolezza, del tutto fisica ed

esteriore, di una produzione caratte­

rizzata da queste qualità, possiamo anche

dichiararci soddisfatti, segnatamente se,

come in questo film, esse sono usate e

dosate con abilità e misura. Supponendo

cioè che il cinematografo non debba

proporsi altro scopo oltre a quello di

farci sorridere e divertire. «Maddalena:

zero in condotta ». il secondo film dovuto

alla regia di De Sica e da lui interpretato,

merita ogni approvazione.

Esso risente, è vero, dell'artificiosità,

pur gradevolmente euforica, di certa

produzione teatrale ungherese — il

film è tratto dalla commedia di Lazsio

Radar •Maddalena è cacciata da scuola >

— ma altri che non d regista menu un

appunto, specialmente se questi, come

nel caso nostro, ha fatto del suo meglio

per

assonare

alla

realizzazxme cinema­

tografica le

condizioni di

una buona

Tra queste caodiztuoi vogliamo ricor­

dare quanto felicemente sono stali scelti