

Egli impara a conoscere la serenità di olii ha su
perato il dolore e conquistalo l'anima propria, a t
traverso la prova e il sacrificio.
Ah. come "li «i rivela attraverso le brevi parole
ili Matilde l'infinita poesia del soprannaturale;
come rivivono riti morti per Ini. secoli per lui spen
ti e che vivono in Matilde nel pensiero di Dio e dei
Santi!
Così egli impara a conoscere e ad amare ciò che
ancora non possiede. Come un altare alla vigilia
di un giorno di festa. mondo e adorno, ma senza
fiori e senza luci. cosi la sua anima giace fredda
ancora, ma sgombra e pronta a ricevere in un gior
no prossimo o lontano, chissà, il Yerho di Dio.
E Matilde? (Hi quale dolcezza per lei in questa
serena intimità fatta di stima reciproca e di affinità
misteriosa, nel sentire per la prima volta un’anima
rispondere fedelmente alla -ua! Ella ha intuito sin
dal principio nel giovane, uno spirito retto, disin
teressato e sincero, ma che langue per mancanza
di interna disciplina, di oggetto, in cui la bontà è
soffocata da un'amara esperienza degli uomini e
della vita, che nulla ha compensato, ed ella gode
di sentire sotto la «ua influenza ravvivarsi il desi
derio di giustizia e di verità che dorme in lui e r i
velarsi l'essenza preziosa e pura di cui è fatta quel
l'anima. Ma, ahimè, ella deve sperimentare ancora
una volta l'ammonimento dell
'Imitazione di Cri
-
s to :
«T ieni per vanità ogni consolazione che ti
venga dagli uomini ».
Dopo quel tardivo ritorno del freddo, anche la
primavera è parsala, rapida, senza profumi: è o r
mai l'estate. Il giovane medico viene spesso dopo
cena e s'intrattiene con Don Carlo mentre Matilde
lavora e dalle aperte finestre sente giungere quel
l'effluvio di notte e di stelle che già nella fanciul
lezza la riempiva di tanta inconscia soavità!... Da
qualche tempo ella ha notato nel giovane un con
tegno un po' invilito, dei silenzi prolungati, una
sensibilità più acuta! Che cosa avviene in lui? l Tna
sera lo zio è intento a leggere un periodico com
mentandolo di «piando in quando a voce alta, men
tre il medico, un poco asMirto. ascolta distratta-
mente; Matilde lavora al telaio, col capo lieve
mente chino: la lampada rischiara il suo profilo
dolce e severo, il collo niveo e fine. Alzando a caso
gli occhi sorridenti, ella sorprende il giovane che
la guarda con lo sguardo pieno di tanta accorata
tenerezza che ne rimane quasi smarrita e china di
nuovo i suoi occhi che si velano involontariamente
di lacrime.
Da quel giorno un malessere, un imbarazzo cre
scente si insinuano nei loro rapporti semplici e lieti
un tempo. Matilde non può più parlare, non può
più
sorridere senza turbarsi al ricordo di quello
sguardo rivelatore...
Finalmente un giorno, dopo un silenzio prolun
gato. il giovane si volge a
Don
Carlo: «Sa — gli
diee — ho fatto domanda per ottenere una con
dotta nella città di
X ».
Don Cariti dolorosamente sorpreso, non trova
parole sufficienti ad esprimere il suo rammarico.
Con suo stupore Matilde invece
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dice nulla: col
capo chino ella continua a lavorare, ed interviene
con qualche monosillabo indistinto. Ella sa che r i
volgendosi allo zio il giovane ha parlato a lei, sa
pendo di essere compreso e sa che ogni parola è
vana. Lo sguardo di Don Carlo passa da Matilde al
dottore mentre forse la verità balena per la prima
volta alla sua mente...
E un'ora calda del pomeriggio. Matilde lavora
nel suo posto usato, presso la finestra. Le imposte
sono socchiuse, le tendine abbassate: una dolce pe
nombra occupa la saletta. Di un tratto ella sente
bussare all'uscio: il giovane dottore entra. I /o ra è
un poco insolita. Matilde guarda il *uo viso serio e
grave, e comprende. Il giovane siede dinanzi a lei
e non osa parlare: poi timidamente con voce che
vorrebbe rendere ferma: «Sa? hanno accettato la
mia proposta e partirò presto ».
Matilde alza gli occhi dal suo lavoro e lo guarda :
ella sente che deve rinunciare alla sola dolcezza
della sua vita e una stanchezza infinita l'invade.
Per un istante la sua forza, la sua serenità sembra
no abbandonarla: ed ella abbandonando le mani
sul grembo piange silenziosamente, «consolatamene
te. Poi fra le lacrime, le pare di vedere una cosa
strana, impossibile, il giovane è inginocchiato d i
nanzi a lei e bacia quelle mani caste e dolci che
ella ha bagnato con le sue lacrime. Matilde non ha
nemmeno la forza di protestare...
In questo istante Don Carlo »i affaccia alla soglia
ed alla scena inaspettata rimane interdetto.
Ma il giovane si è voltato vivamente ed alzandosi
ha ripreso padronanza di -è e dice con un sorriso:
« \ ede, sono giunto al culto dei Santi, che cosa
mi manca per essere un buon cattolico? ». Poi cam
pando tono:
« Sono venuto per accomiatarmi, sa? ».
Don Carlo è troppo commosso per rispondere.
Il pensiero di ciò che avreblie potuto essere senza
l'infelicità di Matilde, gli si presenta alla mente.
Matilde si è scossa ed ha ripreso a lavorare silen
ziosamente. Il giovane parla dei suoi progetti fu
turi. promette di tornare, di scrivere, e Matilde an
nuisce. ma già ripensa in cuor suo senza amarezza :
« Non è da porre fiducia nell'uomo fragile e mor
tale ».
Dopo qualche tem|Hi il giovane si alza, saluta
commosso e rapido, ed e*oe accompagnato da Don
Carlo. Matilde resta sola.
Ella ripensa alle ultime parole mormorate dal
giovane: «Ogni volta che penserò a I>ei. penserò
alle co»e di cui ella vive, alla virtù: a Dio » e sente
che non può. non deve chiedere nulla più di ciò
cui Iddio l'ha chiamata, di attuare cioè in sè. e di
far conoscere. per quanto può. al mondo, il Regno
di Dio.
K&SSA m t » m TOSATTI