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Tre soltanto, durante il mese di marzo, sono 1

films a cui si può attribuire l'importanza di avveni­

mento cinematografico:

Monsieur

!

’erdoux

di Charlie

Cliaplin, L i

Certosa di Parma

di Christian |acque e

La /'ita è meravigliosa

di Frank Capra.

C è chi dice che in

Monsieur

I

erdoux

non ci sono

tracce di Charlot ed è vero. Se per Charlot noi inten­

diamo qucU'omctto angelico e sottomesso, che crede

soltanto al bene ed alla poesia, che conoscevamo. In

quest’ultimo film di Chaplin, l’eterno vagabondo che

abbiamo amato c’è ancora, ma è un Charlot diverso

che non solo è tagliato fuori dalla società, ma vi si

è messo contro: un Charlot che ancora protesta, non

pili accettando passivamente le ingiustizie — il peso

delle quali ricede sulla coscienza di chi tali ingiustizie

commette — ma un uomo che « attacca », uccide e non

conosce pietà pur di riuscire a provvedere al mante­

nimento della moglie paralitica e del figlioletto, dopo

che la possibilità di vivere onestamente gli è stata

tolta insieme al lavoro.

Intenzionalmente polemico il film è, per cosi dire,

una specie di processo al nostro modo di vivere: l’epi­

logo, solenne ed oratorio, ce lo conferma attraverso

gli aforismi ed i giudizi morali che Charlot ci elar­

gisce a sua difesa e che, per la verità, ci lasciano al­

quanto freddi: «tesi morali» come «chi uccide poco

è un assassino e chi uccide molto è un eroe » non pos­

sono infatti essere accettate dalla nostra sensibilità.

Farsa, tragedia e polemica a parte,

Monsieur l'er-

tioux

è comunque un film ricco di pregi e pervaso

di una certa pixsia umana che avvince: Charlot. in-

somina, anche se qui è il contrapposto di quello che

conoscevamo, ma sempre grande sia egli adombrato

di pudicità che rivestito di sicurezza e di amarezza.

Ne L i

Certosa di Parma

il pregio maggiore è invece

quello di aver seguito fedelmente la narrazione sten-

dhalliana con un gusto, una discrezione ed un rispetti'

che non sono facili a trovarsi nelle riduzioni cinemato­

grafiche dei testi classici.

Merito degno di plauso del regista Christian Jacque

inoltre quelli' di aver saputo evitare, con un’abilità

veramente er

ilabile, l’atmosfera melodrammatica

di cui avrebbero potuto facilmente rivestirsi — sullo

schermo — le romantiche avventure del futuro

Paolo III che due donne affascinanti si contendono

prima ch’egli rivesta l’abito talare, e d’aver saputo

animare umanamente personaggi ed azione.

Con

La rifa è meravigliosa,

Frank Capra ha fatto

veramente ciò che si dice 1111 « bel film ». Pai principio

alla fine l’azione si svolge, infatti. 111 un’atmosfera di

poesia e di emozione la cui intensità solo da maestri

come Capra può essere raggiunta.

Il

film s’ inizia con 1111 dialogo fra le stelle e termina

con un finale che incanta e diletta l’ individuo più in­

sensibile. snodandosi m un’atmosfera magica con an­

geli che discendono dal cielo per aiutare gli uomini

a conoscere il loro destino. La vicenda, che sa di

fiaba, narra infatti di 1111 giovane che. dopo aver in­

vano lottato per il bene dei suoi simili, è alla fine vinto

dalle forze avverse e per questo giunge a deplorare

di essere nato. A questo punto scende a consolarlo il

suo angelo custode che lo porta a vivere per un’ora

m 1111 mondo dov’egli non esiste, perchè non nato,

permettendogli così di conoscere che cosa sarebbe

accaduto alle persone a lui care s’egli non avesse vis­

suto. La conclusione è confortante: nessuno viene al

mondo inutilmente se qualcuno ci vuol bene. Morale

ottimistica che fa bene allo spirito anche se contro di

essa potrebbero essere scritti volumi interi.

Sullo stesso piano di bravura di Capra sono stati

|ames Stewart e Donna Reed che hanno saputo ecce­

dere 111 tutta la sua essenza sognante, la fiabesca vi­

cenda. bene assecondati a loro volta da Lionel Barry-

morc e Thomas Mitchell.

Nessun appunto a L i

vira è meravigliosa;

filnis

simili, troppo rari sono — ahimè — sugli schermi

di tutto il mondo.

C C.

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