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I

cm n

Ii.ii/.i

ili valori clic giustifichino, o meno, la revi-

visccn/a delle monumentali sinfonie di (instavo Maliler.

Quella presentata da Scherchen parve uno strano 1111-

scunlio di elementi disparatissimi, gettati insieme nel

crogiuolo non tanto di una torte personalità creatrice,

quanto di un abito di raffinata coltura e di straordi­

naria abilità di mestiere: sensibilissimi sempre gli in­

flussi letterari, disputato sempre il terreno tra il « pro­

gramma •>(dichiarato o inconscio) e il proposito archi­

tettonico, costruttivo ; enormi le proporzioni, inter­

minabili gli sviluppi : attimi di poesia, quarti d’ora

di retorica.

Un concerto

monstre

(non trovo altra parola) fu

quello del pianista Michelangeli, con l’orchestra diretta

da Nino Sanzogno: un virtuoso che non ha rivali nei

due continenti; un esecutore di musicalità schietta,

intensa, spontanea e superiormente educata; un inter­

prete che comincia ad animare con tinelli di umanità

piii profonda e romanticamente commossa qucll’at-

teggiamento di perfetta compostezza apollinea che

pure già gli aveva assicurato, a vent anni, una fama

europea. Benedetti Michelangeli, dico, suonò nella

stessa serata un Concerto di Havdn, uno di Mozart,

le I

’aria:ioni sinfoniche

di Francis e il Concerto m sol

di R a u l: il tutto, senza un attimo di cedimento nel­

l'attenzione e nella gioia di una folla enorme di udi­

tori, con una sbalorditiva intensità e vitalità di espres­

sione, nella creazione, attraverso le musiche di tre

secoli, della più squisitamente appropriata atmosfera

poetica. Un particolare non senza interesse: il cospicuo

provento netto della serata tu devoluto a beneficio —

auspice l’organizzazione Ballor — alla Casa di riposo

per musicisti, fondata da Giuseppe Verdi a Milano.

Ancora nel campo sintonico, ricordiamo la serata

vivaldiana

(Le quattro stagioni,

un Concerto per vio­

lino, uno per oboe) del Collcgium Musicum di Tonno.

Se c’è una rivalutazione artistica che non abbia nulla

di forzato o di artificiale, si è proprio quella di Antonio

Vivaldi, la cui validità attuale è quella di tutti 1 grandi

artisti che operarono ispirati dal genio, dominatori

d'ogni acquisizione tecnica possibile al loro tempo,

protesi verso il futuro senza saperlo e senza volerlo,

paghi di esprimere con perfezione di mestiere e asso­

luta sincerità di propositi il loro mondo interiore.

A tale rivalutazione — che si va attuando in tutti i

paesi musicalmente progrediti — diede contributo no­

tevole l’orchestra d'archi del Collcgium Musicum,

con un'esecuzione stilisticamente adeguatissima, nella

sensibile e fervida interpretazione del maestro Massimo

Bruni, e grazie al prezioso concorso del violinista

Virgilio Bruii, efficacissimo soprattutto nella raccolta

e potente cantabilità dell\i</.j\ii>. Fu questa una nuova

benemerenza del Collcgium Musicum di Torino, isti­

tuzione di cui converrà discorrere con ampiezza pro­

porzionata all'importanza colturale, alla singolarità dei

propositi d'arte, alle alte realizzazioni sin d’ora rag­

giunte.

Quanto alla musica da camera, ricordiamo tre pia­

nisti, un violinista, due quartetti d’archi. Tra 1 pia­

nisti. uno insigne, il massimo tra gli anziani dell’epoca,

Alfredo Cortot, grande interprete sempre: non vale

la pena di tener conto degli incidenti che possono

occorrere nella esecuzione, per difetti nella memoria

o nel giuoco manuale, quando si è capaci di creare un

ambiente poetico, come lo fa il Cortot nei

Preludi

di

Chopin o nella

Kreisleriana

di Schumann. Poi. un gio­

vane. lulius Katchen, nord-americano, di tecnica bril­

lantissima. colorito ed efficace nei

Tableau.x

di Mus-

sorgski; infine un giovanissimo, Lodovico Lcssona,

torinese, il cui esordio, tatto avanti 1 vent anni con

musiche belle e inconsuete (Frescobaldi, Buxtehude,

Scarlatti, il Ravcl del

l'ondwau de Con/ erin,

e Chopin)

ebbe l’onore di un’approtondita attenzione critica e

vivo successo di pubblico.

Il

violinista è l’insigne Zaturetzki, strumentista di

grande prestanza, avvincente per calore e naturalezza

di eloquio; gli tu valida collaboratrice la pianista Liv-

redana Franccschini.

Quanto ai quartetti, gli onori vanno al complesso

Busch: mutata la compagine, per la sostituzione del

secondo violino, l'eccezionale Andreasson. col gio­

vane Stralunami, e del violista Doctor col Gottes-

mann, fermi ai loro leggii Adolfo ed Ermanno Busch,

il complesso si riaffermò ancora come l'interprete più

potente e gemale di Beethoven, e tu accolto ed accla­

mato con gioia dai torinesi, che non lo avevano più

avuto nella loro città da forse quindici anni, anche pel

fermo atteggiamento antinazista sùbito assunto dal

violinista Adolfo Busch. Il che non ha a che fare con

l’arte, ma è un dato che, 111 omaggio all’uomo e al­

l’ artista, è sempre da registrar con piacere.

MICHELE LESSONA

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