Table of Contents Table of Contents
Previous Page  115 / 729 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 115 / 729 Next Page
Page Background

Il

marzo musicale torinese — seppure forse un po’

meno denso di avvenimenti che non altri mesi, so­

prattutto i primi della stagione — è stato qualitativa­

mente interessantissimo, e lia raggiunto e mantenuto

il livello, che ormai si può dire abituale, di una vita

concertistica degna veramente di 1111 grande centro di

coltura e di pratica d’arte.

Abbiamo parlati) di vita concertistica: se si dovesse

parlare di teatro, il discorso sarebbe tutt’altro: non

soltanto per la carenza gravissima di teatri che si pos­

sano adibire a spettacoli d’opera, ma anche perchè

l’opera, nella sua macchinosità enorme, nella sua

estrema complessità tecnica e organizzativa, pone pro­

blemi artistici ed economici pressoché insuperabili

nelle attuali condizioni. Per quanto sia difficile' anche

l’organizzazione dei concerti (ne sanno qualche cosa

le nostre istituzioni musicali alle prese con 1 passaporti

e 1 « visti », coi cambi e i ragguagli in dollari o franchi,

con la molteplicità degli impegni dei concertisti stra­

nieri e italiani, o la loro paura di aver freddo nel sa­

lone del Conservatorio, e così via!) con tutto ciò,

dicevo, la vita concertistica è assai rigogliosa, e salda­

mente fondata sull’interesse costante ed entusiastico

di una massa sufficiente di cultori, fra i quali numero­

sissimi i giovani.

La Pro Coltura Femminile, gli Amici della Mu­

sica, e l’ Unione Musicale Studentesca (una minor

consorella, che va tuttavia riaffermando la sua ragion

d’essere, come palestra per gli uditori giovanissimi,

studenti delle scuole medie) per i concerti da camera;

la Radio Italiana e il Collegium Musicum di Torino

per quelli sinfonici, hanno offerto nel mese non pochi

saggi importanti. Anzitutto, quattro grandi concerti

sinfonici dell’orchestra RA I, due dei quali a cura del­

l'organizzazione pubblicitaria Ballor, coi direttori Mo-

linari-Pradelli, Hermann Scherchen, Nino Sanzogno

col concorso pianistico di Arturo Benedetti Miche­

langeli, e lo svizzero Paul Sacher.

Spigolando tra le impressioni più salienti, ricorde­

remo, in « prima esecuzione assoluta », a cura di Mo-

linari-Pradclli,

\'Ode in memoria,

di Sandro Fuga, il

valoroso pianista e compositore, torinese d elezione,

docente al nostro Conservatorio, dove, non molti

anni or sono, tu allievo.

L'Ode

è una bella e nobile

pagina che forma, con

YOde alla pace

e l’ ()</e

alla

libertà,

un trittico orchestrale e corale ispirato alle

tragiche vicende dell’ ultima guerra. L

'Ode in me­

moria,

che non si vale del coro come le altre due, con­

creta nella pura espressione orchestrale caratteri di

franca e spiccata originalità, di alta emozione, di

fluente e sostanziosa eloquenza; libero e schietta­

mente moderno il linguaggio, bene inserito l’epi­

sodio nel complesso della visione, costante la tensione

emotiva nel sicuro dominio dei mezzi e soprattutto

dello strumentale.

Hermann Scherchen, apostolo e confessore del

verbo mahlcriano, presentò la nona ed ultima sin­

tonia del compositore austriaco, scritta fra il 1906 e

il 1910. Che si vada delineando, nelle pagine delle

rassegne musicali, 1111 « caso Mahler », è cosa che non

ci sembra di molta importanza: spesso siffatte questioni

si alimentano di fattori extra-artistici, e le indagini

sul perchè delle fortune di un artista o di un’opera in

rapporto alle condizioni colturali o sociali del tempo

raramente riescono a risultati conclusivi e concreti.

Più vale il contatto diretto dell’opera discussa con gli

uditori di oggi, che per più elevato livello colturale e

maggiori esperienze di gusti, sono in grado di vagliare

39