Table of Contents Table of Contents
Previous Page  110 / 729 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 110 / 729 Next Page
Page Background

n u

SUI COLLI TORINESI

Se 1 greci precedettero 1 Sabini e gli Etruschi nel

divinizzare la Vittoria, e ne lasciavano superba testi­

monianza 111 un tempietto sull’ Acropoli, verso la tuie

del V secolo avanti Cristo, nella statua della Nice

arcaica di Deio, in quella di Paemios ad Olimpia, e

sopra tutto nella celebre Nice alata di Samotracia,

scoperta nel 1S63 e attualmente al Louvre, turono 1

Romani a distinguere la Vittoria dagli altri idoli, e a

renderle ini culto completamente indipendente, tm

dalle origini della loro città.

Non soltanto questo culto è stato meglio stabilito,

ma ebbe qui un carattere piii grave, piìi severo, più

nazionale. Fu associato alle glorie della repubblica

come ai suoi pericoli, con il culto degli imperatori,

divenne uno degli elementi più importanti della reli­

gione delle Legioni (1).

Già nel terz»' secolo a. C . la Vittoria ebbe 1111 tempio

sul Palatino, presso quel

d i vii < victorun

che ne prese

appunto il nome. Poco lontano, M. Porcio Catone

dedicò un sacello alla

l ’ictorù virgo;

e sul Campidoglio

si ammira tutta una serie di statue della Vittoria consa­

crate dai trionfatori, il cui nome, a guisa di appella­

tivo, si aggiungeva a quello della dea. Siila, dopo le

campagne d ’

Orier.te,

le consacrò a 1111 nuovo tempio.

Durante la conquista di Taranto, 1 Romani avevano

trovato una statua della Vittoria, opera magnifica del­

l’arte greca. Augusto la fece trasportare a Roma e le

innalzò 1111 altare nell’aula del Senato. Ogni senatore,

prima di recarsi al suo seggio, le bruciava qualche gra­

nello d’ incenso. Sembra che la dea presiedesse alle

deliberazioni del supremo' consesso. Verso la Vittoria

1 senatori protendevano il braccio 111 occasione del giu­

ramento di fedeltà al nuovo principe e nel giorno 3

gennaio, testa dei voti per la salute dell'imperatore e

la prosperità dell'impero.

L'altare della Vittoria rimase al suo posto per

molti secoli e tu argomento delle ultime lotte tra il

paganesimo e il cristianesimo. Costantini' l'aveva sop­

pressi'. Giuliano l 'Apostata lo ristabilì. Valentino I lo

rispettò, l’imperatore Graziano, ncllanno 3S2 del-

l’ Era volgare, su consiglio di sant’ Ambrogio, ne de­

cise la soppressione.

Dai membri pagani del Senato, Simmaco tu inu­

tilmente inviato a Milano, presso l’imperatore, per

protestare contro questa decisione. Dopo la morte di

Graziano (a. 383), tu presentata a Valentino II una

nuova protesta che non ebbe successo, e sant Ambrogio

ottenne la definitiva soppressione dell’ara della Vit­

toria nell’anno 386 (2).

I

memorabili discorsi pronunciati 111 quella ixrc

sione da Simmaco, prefetto di Rom a, e da sant Am ­

brogio, vescovo di Milano, ancora oggi, non si pos­

sono leggere senza profonda commozione.

Nella « relatio », pronunziata 111 tono dimesso e

quasi a mezza voce dall’ uomo più eloquente del paga­

nesimo, è la difesa accorata della tradizione e il nostal­

gico rimpianto della Vittoria, ultimo ritugio di un

mondo ormai prossimo .1 perire. La risposta di Am­

brogio è più calda, e rivela la sicurezza di clu parla 111

nome di una. religione cresi iuta nei sacrifici, e di una

tede che ha con sì- e per sì- la torza e I avvenire.

(1)

A B a i n u li A ir,

ljt< Jiriiu i/i de U

1

uVirr

en <.in e et

ih

It.ih

in «Bui! d<*\ «.ol fruii, J'A th et Koinè •• H inv i VM. p -4

(j)

5

/mnui

relatu'

F<i«stu. fm/r.xin? Wis.’f ivn

\

fjil.mJ

(forse li migliore monografia

ritorno

al

Vevovo

Ji Milano).

34