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da strappare al pubblico vere ovazioni entusiastiche.

Degna compagna del grande interprete si è rive­

lata la giovanissima ed avvenentissima Dominique

Hlanchar — la figlia del celebre attore — che ha di­

mostrato di possedere, oltre ad una freschezza ed una

spontaneità veramente mirabili, delle vere doti inter­

pretative che le promettono il miglior avvenire arti­

stico.

Bravissimi si sono, d’altronde, rivelati tutti uh

attori della compagina, da |ean Richard a Pierre

Renoir, perfetto nel sin» personaggio. Fcrnand Réne,

Monique Melinand: bellissimo spettacolo che il pub­

blico torinese ha accolto con i più ampi consensi e che

sta a dimostrare come l’amore per il teatro — quello

« vero ». di veri attori e di vera

poesia

— sia ancora e

sempre vivo nel cuore di rutti.

Questa, anche, la ragione del successo di Fduardo

De Filippo le cui rappresentazioni, succedutesi ajouvet,

hanno richiamato un pubblico foltissimo sia per le ri­

prese che per la « novità » in programma.

Autore ed attore che attinge la sua arte alle genuine

radici dell'anima popolare ed attraverso le manifesta­

zioni esteriori di essa raggiunge il cuore dello spetta­

tore con un canto di poesia umana e profonda sia essa

mossa dal riso o dal pianto, Eduardo De Filippo è

senza dubbio una delle personalità più spiccate del

nuovo teatro italiano .1 cui il pubblico non lesina con­

sensi e simpatie.

Dopo una felice ripresa di

Xapoli milionaria,

l’af-

fiatatissima Compagnia ha messo 111 scena la « novità »

della stagione, l’ ultima commedia di Eduardo dal

titolo Le

bugie con le ^ambe lunghe.

« Per trovarti bene nella vita, devi attaccare l’asino

dove vuole il padrone », fa dire Eduardo-autorc ad

lùluardo-morc

nell'ultima scena e la commedia è

tutta qui: amarezza, ironia ed 1111 rassegnato adattarsi

alle esigenze della vita dove la verità non trova mai

la sua strada e dove l’ipocrisia e la falsità governano

sovrane sulla debole umanità che incapace di ribellarsi

ad esse, preferisce assoggettarvisi per salvare una par­

venza di dignità e per tram — quando può — il

maggior profitto possibile. Ciò che fanno. 111 effetti,

quasi tutti 1 personaggi della commedia: la signora

Cigolclla che tradita dal manto (a sua volta tradito,

ma questo egli non lo sa) lo ricatta tacendo intestare

al suo nome 1 denari e le proprietà di lui; il marito

che per non perdere questi capitali dà a sua volta p*xa

importanza al tradimento della moglie — quando ne

viene a conoscenza — ed accetta come suo il frutto

dell illecita relazione; l’accomodante Guglielmo, di­

pendente del signor Cigolclla che per 1111 congruo

compenso sposa l’amante del padrone e s’attribuisce

la paternità del tiglio che sta per nascere anche da

questa relazione. Un susseguirsi d’ ipocrisia tra le quali,

indifeso e commovente nel suo candore e nella sua

ingenua bontà, si muove Libero Incoronato, un pic­

colo e borghesissimo uomo che crede ancora alle

vecchie leggi della morale per rimanere fedele alle

quali rinuncia perfino al suo bene. Lo coronerà più

tardi, il suo sogno, quando la prima dolorosa sorpresa

di fronte alle brutture del mondo avrà fatto posto

all'amarezza e questa alla rassegnazione, e si sarà con­

vinto che l’ uomo s’illude ed illude, mentisce e perse­

vera nella menzogna per interesse, per convenienza e,

talvolta, solo per una parvenza di felicità.

Morale più amara che filosofica e che, come sem­

pre nel teatro eduardiano, mette la sua nota di dolorosa

ironia a.

v ile

situazioni più grottesche: il tutto

presentato con una freschezza di tocco ed una fantasia

ariosa che fa dello spettacolo una vera gioia. Enco­

miabile l’interpretazione di tutti gli attori che attorno

ad Eduardo e Titilla — mirabili e festeggiatissimi —

hanno dato una lodevole prova di padronanza scenica

e di sensibilità artistica.

Con due rappresentazioni di

Filiimeiia Marmano,

111 onore di Titilla De Filippo, la cui recitazione è stata

di una grandezza veramente indimenticabile, hanno

avuto termine le recite torinesi del «Teatro di

Eduardo ».

Chiude il mese la « Compagnia del Teatro di Ve­

nezia • dei Fratelli Michcluzzi che ha messo 111 scena

alcune « novità » oltre a riprese di repertorio.

Delle prime, trascurando la commedia /

mariti

bisogna domarli

di Fraccaroli che di « brillante » ha sol­

tanto la definizione attribuitagli dall’autore, degne di

nota sono

Quella signorina di Padova

di Possenti e Mi-

cheluzzi e

Quel

famoso

di Enzo Duse. Qucst’ultima,

brillante, gaia e spiritosa anche nella sua sentimenta­

lità dolce c commovente, ha avuto 1111 vero successo:

uno di quei successi che 11011 sono — purtroppo —

molto frequenti nelle condizioni 111 cui versa oggi il

teatro italiano.

Due vecchietti, scontrosa e burbera lei, pur nella

sua grande generosità e dolce, delicato c paziente

come 1111 angelo lui: 1111 amore che dopo quarantadue

anni trova finalmente il modo di esprimersi con ac­

centi che hanno il profumo delle viole appassite fra

le pagine dei vecchi libri. Intelligenza ed analisi prò