

Ma il deputato Jacqucmont si alza a difendere gli
stenografi attorniando che « tutta la soluzione del pro
blema sta nei compensi e clic per ottenere un buon
servizio stenografico, occorre pagare meglio gli ste
nografi » (anche allora il tono della musica era già
quello che si è sentito poi!).
In quella stessa seduta il deputato Cottili osserva
che « la stenografia in Piemonte non è ancora stata
portata a sufficiente perfezione e che per l’addietro
era quasi sconosciuta. Quindi non è possibile preten
dere 1111 più esatto resoconto delle sedute ».
Da alcuni accenni che si trovano negli archivi di
Stato a Torino, si rileva che sotto la data del 184S
è presentato un progetto di organizzazione del ser
vizio stenografico nelle due Camere, nel quale si pre
cisa che il servizio viene affidato a due direttori steno
grafi, uno per la Camera, l’altro per il Senato, e ognuno
di essi avrà ai suoi ordini un determinato numero di
stenografi. La nomina dei direttori stenografi spetta
al re, su proposta del ministro degli interni, mentre
quella degli ufficiali stenografi è fatta dal ministro, su
proposta del direttore stenografo.
Il
progetto stabilisce che gli ufficiali stenografi si
debbono considerare come veri e propri impiegati
pubblici e che il loro numero sarà di dodici per Camera.
Il
lavoro veniva eseguito a coppie di stenografi col
sistema così detto di passaggio di parola.
Ecco la tabella degli stipendi proposti nel progetto
in parola: Direttore stenografo L. 6.000 all’anno;
segretario stenografo L. 4.000; ufficiale stenografo di
prima classe 3.000, di seconda classe 2.000, di terza
classo 1.000 lire annue.
Il
progetto aggiunge chc per la pronta e migliore
riuscita della traduzione occorre un segretario steno
grafo il quale assiste alle riunioni « ingegnandosi di ri
tenere c osservare quelle letterarie minuzie chc potes
sero per avventura sfuggire alla penna dello steno
grafo.
Il
progetto fissa poi anche le mansioni degli steno
grafi di prima, seconda c terza classe.
Ecco, a titolo di curiosità, i
nomi dei componenti i due uffici
stenografici parlamentari del 1849.
Cattura dei Deputati.
— Capo
stenografo Filippo Dclpino; ste
nografo francese Maurizio Silvin ;
stenografi: Rcvclli Luigi, Fcb-
braro Giuseppe, Laplace Giaco
mo, Marzorati Giuseppe, Gianotti
Francesco, Morelli Luigi, Merlo
Giuseppe, Tonclli Luigi, Pignetti
Federico, Catella Giuseppe, B011-
figlio Pietro, Bonino Pictro-
Paolo, Bosco Luigi, Bottino
Giovanni.
Senato del Regno.
— Capostenografo: prof. Pietro
Visetti; stenografo francese: Scrvais Giovanni; steno
grafi: Ardv Carlo, Ardy Giuseppe, Barbaroux Otta
vio, Bracchi Luigi. Gaiiibini Enrico, Malacarne tool.
Costanzo, Marchese Pier Camillo, Marchese Virginio,
Millo Ubaldo, Montani Filippo, Rossi Eugenio.
A quei tempi c’erano, come si vede, gli stenografi
anche per la lingua francese, usata dai parlamentari di
Nizza e Savoia.
Di fronte alla situazione così lumeggiata di 1111 se
colo fa, sta 1 organizzazione dei servizi stenografici
moderni. Oggi la stenoscriziono avviene in questo
modo: uno stenografo scrive per cinque minuti, poi
abbandona il tavolo e mentre un altro continua a ri
cevere, egli si reca in una apposita sala c detta a veloci
dattilografe il suo stenoscritto. Dopo cinque minuti
il secondo stenografo cede a sua volta il posto al terzo
e dopo altr
ue minuti subentra il quarto. Ma in
tanto il primo ha già finito di dettare ed è pronto a
stenografare per i cinque minuti successivi alla quarta
ripresa. E così via. Alla fino della seduta parlamentare,
qualunque sia la durata, tutto il resoconto è già pronto
e può essere immediatamente portato a conoscenza
degli interessati.
In quest’anno, fra le celebrazioni torinesi del Cen
tenario del '48, nell’aula storica del Parlamento Subal
pino verrà rievocato 1111 servizio di stenoscrizionc al
l’antica, confrontato con il sistema moderno. Due di
stinti gruppi di stenografi si presteranno alla prova
che sarà assai curiosa per i tecnici.
Quanto ai sistemi moderni, chc oggi fotografano
per così dire la parola e sono in grado di rilevare non
solo le minuzie letterarie, ma persino le sfumature
fonetiche delle parole, non è qui il caso di trattare.
Certo si è che la stenografia moderna, paragonata
all’antica, può benissimo sopportare l’analogia di pa
ragone tra le ferrovie, i giornali, c cento c cento
altre manifestazioni della vita civile rispetto a
quello che erano cento anni or sono.
GIOVANNI VINCENZO CIMA
Aula M Parlamento Subalpiao