Table of Contents Table of Contents
Previous Page  47 / 729 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 47 / 729 Next Page
Page Background

T E A T R O

Torino c, purtroppo, una città in cui l’argomento

«crisi teatrale» è sempre d’attualità: un solo teatro

in 1111 centro di oltre mezzo milione di abitanti non

può avere, intatti, come logica conseguenza, clic la di­

serzione della piazza da parte delle compagnie di prosa

più importanti ed un maggior incremento del l’assen­

teismo del pubblico sempre più orientato e sempre più

spinto, da questo stato di cose, verso quel primo con­

corrente dell’arte drammatica che è il cinematografo.

Pochi, perciò, sono gli avvenimenti teatrali di una

certa importanza che possono essere segnalati: a tutto

oggi, infatti, a cinque mesi dall’inizio della stagione

teatrale, sull’unica ribalta torinese si sono avvicendate

soltanto compagnie di secondo piano, che almeno per

quanto riguarda il repertorio, ed alle quali neppure

nomi luminosi come quelli della Cìalli e di Ruggcri

hanno potuto dare l’importanza di un avvenimento

teatrale; in compenso, se così si può dire, spettacoli di

rivista: molti. Nel mese di febbraio, tre soltanto sono

stati, infatti, gli spettacoli di prosa: tre commedie di

Goldoni che la compagnia di Elsa Mcrlini e Cesco

Bascggio hanno messo in scena anche nella nostra

città durante il giro della loro

tournee

goldoniana:

/

Rusteghi, L i Locandieri!

e

Sior Todaro Brontolon.

Una

recitazione bene affiatata che ha saputo rendere in

tutto il suo brio c la sua luminosa spontaneità lo spiriti-»

arguto e scintillante dell’inesauribile vena goldoniana,

eccezion fatta per

La Locandina

nella quale il pcrsiv-

naggio di Mirandolina è stato alquanto deviato dal

binario di grazia c di freschezza su cui Goldoni l’aveva

imperniato. Pareri discordi c molti dissensi hanno in­

tatti accolto questa locandicra della Elsa Mcrlini che

ricorrendo ai più lepidi ed esperti trucchi di una qual­

siasi «donnina * per far innamorare il ritroso cavaliere

di Ripafratta, ha fra l’altro giustificato, in pieno secolo

ventesimo, il moralistico giudizio di Goethe a cui il più

fresco e scintillante personaggio goldoniano, considerato

dal grande poeta tedesco come un

esempio riprovevole delle « mali

arti femminili *, ispirò più sdegno

che ammirazione. Perfettamente

orchestrata, invece, la recitazione

delle altre due commedie, soprat­

tutto quella del

Sior Todaro Bron­

tolìi

iti cui ogni attore, da Cesco

Bascggio alla Elsa Mcrlini, da

Carlo Lodovici ai due Baldancllo

ed a tutti gli altri, hanno gareg­

giato in bravura per rendere in

tutto il suo colore il carattere del

personaggio loro affidato.

Avvenimento di non eccessiva

importanza, certo, ma chc attra­

versi) i calorosi consensi con i quali

ogni spettacolo è stato accolto, ha per lo meno dato

due dimostrazioni consolanti: la prima, chela grande

voce di Goldoni ha conservata tutta la sua potenza, e

la seconda che malgrado le complicazioni filosofiche

e metafisiche di moda, sono ancora e sempre le buone

e care commedie di un tempo quelle capaci di far vi­

brare le corde sensitive ed emotive del pubblico. F.

questo, più che consolante, è di vero buon auspicio

per un'effettiva ripresa di quest’arte drammatica die

tutti amano in tondo al loro cuore.

V

I N E

rn

A

Avvenimento cinematografico del mese degno di

nota, il film

Per chi suona la campana

tratto dal celebre

romanzo omonimo di Ernest Hemingway, conosciuto

anche da noi nella traduzione edita da Mondadori.

Riprodi

..on fedeltà dal regista Sani Wood, il

soggetto — già cinematografico di per se stesso —

ha conservato anche sullo schermo la forza e la po­

tenza della narrazione per quanto, in alcuni punti,

una certa prolissità dialogica rallenti ed appcsantisca

un po’ l’insieme. Inquadrature suggestive ed episodi

di alta drammaticità quali la disperata ditesa di El

Sordo e dei suoi uomini assurti a simbolo d’eroismo

nell’azzurra immensità nella quale si staglia la cima

del monte su cui avviene l’olocausto, il tradimento

di Pablo, lo scoppio del ponte e la fuga ultima, ad

esempio, sono resi in tutta la loro potenza ed efficacia.

Interpretazione incisiva c bene orchestrata con un

Gary Cooper chc ha saputo trovare un tono di vera

sobrietà nel personaggio del giornalista Robert Jordan

a cui incombe il compito di far saltare il ponte attorno

a cui si svolge tutta la vicenda, ed una Bergman vi­

brante ed appassionata malgrado una forse troppo

accentuata puerilità. Perfetta la greca Katina Paxinou

che ha saputo far risaltare tutta la selvaggia potenza del

personaggio di Pilar, degnamente affiancata da Akim

Tamirof nella parte di Pablo.

CLAUD1NA CASASSA

?

%

v

'

t

Y '

I

'