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sopra 1 tetti un giardino c prendere le rose come con­

solazione alla sua vita di stenti. E si commuove scor­

gendo

dietro una tendina una fanciulla bionda e un

bel sorriso:

«

Chi di'ii sarà? Spòsa, sórda, fìja?

Sai pà... S a reusa

'</

pi, reusa fìórija

».

Dopo di aver guardato la sua città con occhi di

pittore. Nino Costa la ricerca come cittadino e si

accosta alla Mole, a quella originale costruzione che

m

..............................

gnatica Urla (Sina, gnatica ’nt'el Giapón,

Jrola pan i diluii di'ai na sia... »

ma che vista di lontano, ta sentire, ad ogni ritorno

«

n fottìi al diciir come u pòssóii

» ai torinesi.

Torino vive e vibra nel suo centro, m quella carat­

teristica piazza Castello sfumata in oro vecchio, sotto

i portici di Via Po e nella ormai troppo silenziosa

Piazzetta Carignano. Nel cuore della vecchia Torino

si è fatta l’ Italia, ed ogni luogo porta con sò il ricordo

delle glorie e delle sofferenze trascorse

«

scrite n sci marmo e

7

hronss d'ij monumeiit

».

Al tramonto il Poeta si ferma e guarda e sogna,

come nello stesso posto aveva guardato e sognato

Gozzano; ma, incamminandosi lungo la bella e mo­

derna Via Roma il Poeta ritrova la

«

Cansson ttetwa, ardia,

larga, rotonda e piena...

»

della Torino moderna e battagliera, che, forte delle

memorie di ieri, si volge coraggiosa verso un più

luminoso domani:

«...

e ntant, dal Martinett a la colina

nula ’ ngranagi as biitò an móviment.

L'è la fiorii,i

’</

Turili di'a s’ancamtna.

In fondo, contro l’ irco di Porta Nuova, si slancia

la fontana simbolo:

«

putta ’d grassi,i e senssa peiss:

libra come l’anima d Turin.

drùa come

’ /

corater piemonteiss...

*

e su tutta la città,

«...

dal Bórg

’i/

Po, fina a le basse

'</

Dora,

ila la (.'rosetta al Pare del I ’alentin

»...

veglia e vigila la Consolata, la Madonna dei Torinesi:

con animo reverente e commosso a Lei si avvicina il

Poeta, unito nella preghiera e nel dolore a tutti i fra­

telli clic soffrono e chiede con loro

«...

uà fervaja d'biu,

na spiava de speranssa e n podi d'amór. »

Ma la " " '’rra è venuta e non ha risparmiato la

nostra cara Torino, e il cuore del Poeta piange — con

la drammatica solennità delle antiche « complaintcs » —

sulla città martirizzata:

«

Piòróma, ntl'óra neira del destili,

pióróma, gent, per la sita

’</

Turiti...

»

sullo strazio compiuto nelle notti di tregenda.

Torino però non può morire: sulle macerie di un

palazzo, in un giardino tutto in rovina, fiorisce una

piccola pianta di rose: Nino Costa s’ incanta, come se

quel piccolo fiore fosse un sorriso di pace e di poesia

sulla tristezza di tanta miseria.

Ecco la Torino di Nino Costa, bella neU’alternarsi

delle stagioni, grande nelle memorie di Superga c

della Maddalena, dolce nel fascino delle sue antiche

vie e dei monumenti, forte nel cristiano abbandono

alla sua Madonna: la Torino di Gozzano, di Viriglio,

di Carlo Alberto e di Cavour, del Cottolengo e di

Don Bosco.

L’abbiamo appena intraveduta in queste brevi ci­

tazioni, la possiamo ritrovare sfogliando ì suoi nume­

rosi volumi, da

Sai e Peiver

a

Brassabosch,

da

Fruta

\ ladina

a

Roba Sostra

e a

Tempesta,

perche se anche

ora il cantore tace, ancor vibrano le corde della sua lira.

Perchè Nino Costa è stato poeta e quello che conta

un Poeta è, come dissi- Pascoli: 'lasciare qualche cosa

che quando egli sia morto, resti più vivo che mai,

clic quando egli non abbia più occhi, si trovi innanzi

occiii attenti, ammirati, qualche volta pieni di la­

grime ».

MARIA ALBERGANTI

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