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Vincenzo. Sono donne e uomini che dedicarono tutta la vita

agli ultimi, inaugurando una tradizione torinese destinata

ad avere successo.

Vi è un nome, in particolare, che permette un’ulteriore

riflessione sul presente: Giovanni Bosco. Egli fondò a Torino

nel 1864 la Congregazione salesiana, ispirandosi ai principi

di san Francesco di Sales, dopo aver vissuto a contatto con i

problemi dei giovani agli inizi della rivoluzione industriale.

In seguito si aggiunse alla congregazione maschile l’istituto

delle Figlie di Maria Ausiliatrice, fondato da Maria

Domenica Mazzarello. L’instancabile attività di don Bosco

fece sorgere in pochi decenni, in Italia e all’estero, una

fitta rete di ospizi, collegi, pensionati, scuole, laboratori e

ricreatori. Don Bosco voleva che i suoi oratori preparassero

buoni cristiani e buoni cittadini: desiderava che questi

centri fossero una famiglia, dove non solo si potesse giocare,

ma si imparasse anche un mestiere.

E oggi? La sua eredità è raccolta e vivificata dai salesiani che

si ispirano alla figura del santo, ma in generale da un mondo

cattolico torinese molto attivo che ha nella solidarietà uno

dei suoi tratti peculiari. Grazie all’operato dei nuovi santi

sociali, dal Sermig di Ernesto Olivero al Gruppo Abele di

don Ciotti, a Torino si è trovato il modo di restare fedeli a

quel passato di solidarietà e assistenza verso i “nuovi” poveri

torinesi: comunità alloggio, assistenza per donne, uomini,

bambini, famiglie con disagi sociali, economici, politici.

Ma non basta. Ancora una volta, il pluralismo bussa alle

porte: è sufficiente entrare nella chiesa di San Giovanni

Evangelista dei Padri Salesiani, in corso Vittorio Emanuele

II 13, costruita nel 1882 per volere di don Bosco. Qui si

riunisce, dal 1998, la numerosa e attiva comunità filippina

torinese per ascoltare la liturgia in lingua tagalog. Una,

ma non unica tra le chiese etniche dei cattolici africani

anglofoni o francofoni, albanesi, brasiliani, latinoamericani,

nigeriani, peruviani, polacchi, romeni, ucraini che ogni

giorno offrono servizi religiosi e, soprattutto, sociali. Sono

comunità nate all’inizio degli anni novanta per venire

incontro alle esigenze dei gruppi immigrati, con l’idea di

rappresentare una fase di transizione verso l’integrazione

nelle altre parrocchie, ma che con il tempo si sono

stabilizzate. È significativo che un altro cuore pulsante

della solidarietà sociale torinese si trovi a pochi passi da

lì: il tempio valdese che da più di 150 anni offre assistenza,

ristoro, servizi per chi sta ai margini della città.

È il volto di un mondo religioso che sta rinegoziando

la sua identità, alla luce delle nuove e urgenti questioni

economiche e sociali, che raccogliendo l’eredità dei santi

sociali dell’Ottocento resta attento ai nuovi e vecchi fedeli e

a coloro che sono bisognosi di assistenza.

The social Saints:

from the past to the present

Churches, houses, buildings, walls,

claque, monuments, hospitals,

even the streets, evoke the 19

th

century “Social Saints”

The religious face of Turin has changed considerably in

recent decades: churches, monuments, hospitals and streets

evoke the 19

th

-century social Saints, running sometimes

into the plurality of today’s religious communities.

In the area of the project of Saint Joseph Benedict

Cottolengo, you enter the premises of the today largest non-

Catholic Christian group in Turin: the Saint Parascheva.

The project of Saint J. B. Cottolengo was born in Turin on

January 17

th

, 1828. The number of patients increased and

in 1832 he had to transfer his operation to the Valdocco

area. This shelter, called Cottolengo, is a complex of

buildings where thousands of patients are cared for.

Further reflections are possible with the name of John

Bosco. In 1864, he founded the Salesian Congregation in

Turin. His activity created a network of schools, lodging-

houses, laboratories and recreation homes.

Today Salesian Cooperators carry forward the legacy of

John Bosco giving assistance to the "new" poor of Turin.

Once more, the pluralism knocks at the door: in the

church of Saint John the Evangelist, built in 1882 thanks

to John Bosco, the Filipino community of Turin gathers

since 1998. It is one of the ethnic catholic churches built

in the early 1990s.

This is the face of a religious world that collects the

heritage of 19

th

-century social Saints but that is also able to

remain attentive to the needs of new and old believers. ■

Today Salesian

Cooperators carry forward

the legacy of John Bosco

giving assistance

to the "new" poor of Turin

Il volto di un mondo

religioso che sta

rinegoziando

la sua identità

Solidarietà

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Solidarity

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