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tente del luogo, della data e del numero approssimativo dei convenuti, al fine di otte–

nere l'approvazione dell' adunanza

6 .

Libertà di riunione da un lato e libertà di stampa, condizione indispensabile non

solo per la circolazione di idee e di esperienze, ma anche per la pubblicazione senza

vincoli e controlli pubblici di statuti e di regolamenti, furono la ragione dello sviluppo

dello spirito associativo tra gli operai a Torino e in Piemonte, che si registrò a partire

dal

1848.

Come ebbe a sottolineare Gastone Manacorda nel suo pionieristico studio

del 1963, in cui la precoce nascita del movimento operaio italiano veniva correlata più

con la circolazione delle idee che con lo sviluppo della grande industria:

se, prima del 1860, noi possiamo parlare di un movimento operaio soltanto per il Piemonte, ciò non

è

dovuto al fatto che il Piemonte fosse più industriale della Lombardia

vero il contrario), ma alla

libertà di associazione garantita dallo Statuto albertino, tanto

è

vero che quando il movimento pie–

montese venne a contatto con la realtà sociale delle altre regioni d'Italia, non riuscì a contenerla nei

suoi schemi moderati

7 .

Le società operaie esistenti nel

1848

nei territori sabaudi si potevano distinguere

grosso modo in tre categorie: associazioni di mutuo soccorso di recente istituzione; cor–

porazioni che, dopo il provvedimento di abolizione, avevano preferito trasformarsi, per

non scomparire, in sodalizi mutualistici; confraternite devozionali riformate a norma

delle regie patenti del

1844,

che conservavano agli individui addetti a una medesima

arte la facoltà di esercitare in comune atti di religiosità, di carità e di beneficenza

8 .

Molte di queste associazioni venivano da lontano, affondando le loro radici sia in

mestieri qualificati e "protetti", sia in una lunga tradizione di difesa di identità sociali

9 .

A garantirne la lunga durata - come è noto tra tutti gli Stati della penisola solo il

Piemonte mantenne le corporazioni fino al

1844 -

era da un lato la loro riformabilità,

o meglio la pratica delle esenzioni attuate caso per caso dalle autorità statali di fronte a

esigenze documentate delle corporazioni, dall' altro l'accettazione, almeno di fatto, da

parte del potere politico dell' attenuazione del controllo assoluto sulle arti. Le corpora–

zioni di più antica origine furono infatti riformate durante il

XVIII

secolo, e molte di

esse subirono l'affiancarsi, a lato delle società dei mastri, di organizzazioni dei lavoran–

ti sorte in un primo tempo a fini di assistenza e in seguito, durante la Restaurazione,

come vere e proprie associazioni parallele, o addirittura di artigiani indipendenti,

estranei all'esperienza corporativa

lO .

Un documento riguardante la festa costituzionale

del 27 febbraio

1848,

che elenca le corporazioni torinesi esistenti a quella data, ci for–

nisce un panorama piuttosto ampio dei lavoratori raggruppati per arti e mestieri:

1.

Caffettieri; 2. Fabbri-ferrai; 3. Indoratori; 4. Confettieri; 5. Serraglieri; 6. Albergatori; 7.

Tappez~

zieri; 8. Materassai; 9. Associazione Agraria; 10. Pellicciai; 11. Piumassari; 12. Oriuolai; 13. Com–

mercio; 14. Scultori in marmo; 15. Specchiai e Vetrai; 16. Vermicellai; 17. Negozianti da formaggi;

18. Armaiuoli; 19. Calzolai; 20. Ricamatori e Passamantieri; 21. Setaiuoli; 22. Studenti e Allievi dei

vari Collegi; 23 . Coltellinai; 24. Macellai; 25 . Pizzicagnoli; 26. Conciatori; 27. Calderai; 28. Gioiellie–

ri, Orefici, Argentieri; 29. Ingegneri; 30. Tessitori; 31. Parrucchieri; 32. Ottonai e Fonditori di

Metalli; 33. Impiegati regii e civili; 34. Avvocati, Causidici, Notai e Liquidatori; 35. Panierai; 36. Sel–

lai; 37. Corpo Sanitario; 38. Falegnami, Ebanisti, Stipettai; 39. Carrozzai; 40. Professori ed Allievi

6

Ib/d.

7

GASTONE MANACORDA ,

Il movimento operaio italia–

no attraverso i suoi congressi,

Roma , Editori Riuniti ,

197 1(1963),

p.

44.

8

Sugli indirizzi storiografici in merito al trapasso dal

corporativismo al mutualismo e per una più ampia tratta–

zione del tema rispetto al Piemonte si veda DORA MARUC–

CO,

Eredità corporative e solidarietà operaia nel mutuali–

smo piemontese dell'Ottocento,

in UMBERTO L EVRA e

NICOLA TRANFAG LIA (a cura di),

Dal Piemonte all'Italia.

Studi in onore di Narciso Nada nel suo settantesimo com–

pleanno,

Torino, Comitato di Torino dell'Istituto per la

150

Storia del Risorgimento Italiano, 1995. Sempre utile N AR–

CISO NADA,

Dallo Stato assoluto allo Stato costituzionale.

Storia del Regno di Carlo Alberto dal

1831

al

1848, Tori–

no , Comitato di Torino d ell'Istituto per la Storia del

Risorgimento Italiano, 1980.

9

Si vedano SIMONA CERUTII,

Corporazioni di mestiere

a Torino in età moderna: una proposta di analisi morlologi–

ca,

in

A ntica università dei minusieri di Torino,

Torino,

Archivio di Stato, 1986; EAD.,

Mestieri e privilegi. Nascita

delle corporazioni a Torino nei secoli XVII e XVIII,

Tori–

no, Einaudi, 1992.

IO

Si veda E. D E FORT,

Mastri e lavoranti

cito