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Nicolis di Robilant, Roberto d 'Azeglio, Tancredi di Barolo; Giovanni Pietro Losana,

vescovo di Biella, Alessandro Riccardi di Netro, elemosiniere e futuro arcivescovo di

Torin0

28

Tra le più prestigiose figure di consorelle va considerata la marchesa Giulia di Baro–

lo, governatrice negli anni

1822-1824

29

e ancora dal

1829

al

1851.

La giovane marche–

sa si era introdotta nel carcere femminile delle Forzate proprio attraverso l'iscrizione

alla confraternita, avviando poi un'intelligente riforma carceraria con il coinvolgimen–

to dell'autorità governativa 30 . L'ambiente carcerario infatti era allora disastroso e disu–

mano. In questo singolare ambiente incontriamo anche il «prete della forca», san Giu–

seppe Cafasso (come lo ricorda

il

monumento collocato nel

1960

al «rondò della

forca» , all 'incrocio tra corso regina Margherita e corso Valdocco), che dal

1838

al

1860

assistette spiritualmente gli impiccati, pur ricevendo soltanto nel

1859

la nomina

ufficiale di «confortatore» (nel confortatorio era condotto

il

condannato prima dell'e–

secuzione della pena capitale)3!.

I confratelli della Misericordia svolgevano un ruolo importante nell'accompagna–

mento del condannato alla pena capitale, che avveniva secondo un preciso cerimonia–

le,

il

quale, caratterizzato da una solennità impressionante, ha per noi oggi quasi

il

sapore del macabro: con

il

laccio al collo e le mani legate (ai parricidi si poneva un

velo nero sul capo) ,

il

condannato saliva sul carro (con accanto

il

confessore) , che per–

correva, tra due ali di folla , le vie della città verso

il

luogo della forca, preceduto dai

confratelli e dalle consorelle della Misericordia - che salmodiavano

il

Miserere

-

fian–

cheggiato dai carnefici e seguito dai soldati, mentre la campana municipale mandava i

suoi lugubri rintocchi. Giunto

il

momento fatale,

il

sindaco della Misericordia benda–

va gli occhi al condannato,

il

confessore dava l'ultima assoluzione e

il

Crocifisso da

baciare. Non di rado, avvenuta l'esecuzione, la folla lanciava sassi contro

il

boia in

segno di disprezzo. Don Cafasso, dopo averlo già seguito, confortato e confessato

nella Cittadella, il

22

maggio

1849

accompagnò davanti al plotone di esecuzione

il

generale Gerolamo Ramorino, accusato della disfatta di Novara

32 •

Tuttavia l'attività

più importante della Confraternita consisteva nell'assistenza quotidiana ai carcerati,

che nel

1850

erano

650-700

33 . In seguito all 'abolizione della pena di morte e alla rifor–

ma del sistema carcerario, l'attività puntò all'assistenza degli ex-carcerati con

il

Patro–

nato per i liberati dal carcere, le cui norme furono approvate nel

1899.

Venerando Oratorio di

S.

Gio. Battista Decollato detto

della Misericordia di Torino: Nomi dei Governatori

(dal

1578

al

1826),

snt.

28

Ivi,

Registro dei

Sig.ri

Confratelli.

29

Ivi.

il

nome della marchesa Giulia di Barolo com–

pare nell'artistico tabellone delle governatrici, collocato

nella sacrestia.

30 [AVE

T

AGO] ,

Giulia Colbert, marchesa di Barolo

Milano, Congregazione delle Figlie di Gesù Buon Pasto:

148

re, 1989, p. 65 e sgg.

31

Si veda LUIGI NICOLIS

DI

ROBILANT,

San Giuseppe

Cafasso, conf ondatore del Convitto Ecclesiastico di Torino,

2"

ed. riveduta e aggiornata a cura di

JosÉ

COTTINO, Tori–

no, Edizioni Santuario della Consolata, 1960, p . 520 e

sgg.

32

Ibidem,

pp. 568 e sgg.

33

G. BRACHET CONTOL,

La

Confraternita di San Gio–

vanni Battista Decollato

cit.,

p.

30-3 1.