

I
luoghi dellJistruzione
di Ester De Fort
Il settecentesco palazzo dell'Università degli studi era uno dei pochi luoghi dell'i–
struzione a Torino ad attirare l'attenzione dei passanti con la nobiltà delle sue forme
composte e solenni. Particolarmente interessante era l'interno, ove un porticato a
colonne, che cingeva un cortile quadrato, ospitava un vero e proprio "museo lapida–
rio", con lapidi d'età romana, antichi bassorilievi e statue romane di
imperatores.
Due
scaloni con vasi di marmo istoriati conducevano alla galleria del piano superiore (ove
si trovavano biblioteca, cappella, gabinetto e teatro di fisica), anch' essa a porticato,
dominata dal gruppo statuario della
Fama che incatena il Tempo:
«Una grave magnifi–
cenza vi regna per entro - osservava una guida del tempo - e il viaggiatore che ci
mette il piede, sente ad un tratto di essere nel tempio delle muse, nell' albergo di ogni
dottrina»1. Nel cortile, divenuto una meta del passeggio delle famiglie torinesi, nulla
sembrava ricordare gli avvenimenti che vi si erano svolti nel gennaio
1821.
Allora una
truppa di soldati a sciabola sguainata aveva invaso i portici inseguendo gli studenti -
rei d'aver protestato contro l'arresto di alcuni loro compagni per motivi politici - su
per le scale sin nel loggiato, al primo piano, «nelle strombature delle porte delle aule,
della biblioteca, della segreteria», e infierito su di essi senza pietà, tanto che ci vollero
«più di quaranta secchie d'acqua», secondo una testimonianza, per detergere i pavi–
menti dal sangue che li ricopriva «all'altezza d'un dito traverso»2. Restava di quell'epi–
sodio lontano la proibizione agli studenti di entrare dal portone del lato sud, dalla
stessa parte cioè dove avevano resistito all' assalto della truppa: essa era stata introdot–
ta da Carlo Felice e mantenuta da Carlo Alberto persino al momento della concessio–
ne dello Statuto, a dimostrazione di una ferita ancora aperta e bruciante
3.
Fatta oggetto da allora di una soffocante sorveglianza, l'Università era stata tuttavia
investita da un lento processo di ammodernamento che comportava costi non del
tutto graditi agli studenti, quali «l'adozione di criteri meritocratici più espliciti nella
valutazione degli allievi»4. Lo stesso Carlo Felice aveva aumentato i finanziamenti
all'Università e provveduto ad ampliare l'orto botanico e ad arricchire il museo di sto–
ria naturale
5 ;
altre sensibili innovazioni si erano avute con Carlo Alberto, come la
costruzione della «Grand'Aula» per le pubbliche funzioni nel palazzo universitario,
l'abbellimento dell' oratorio, «ora fra li più distinti degli Stati [di S. M.J, per li stucchi
lucidi, per
li
quadri di grande dimensione venuti da Roma»6. Il sovrano aveva inoltre
provveduto a migliorare le dotazioni e la sistemazione dei gabinetti scientifici, come
quello di Fisica che all'inizio degli anni trenta si presentava «coi caratteri di un magaz-
l
DAVIDE BERTOLOTII,
Descrizione di Torino,
Torino,
Pomba, 1840, p . 116.
2
Deposizione di Carlo Cacciardi, economo e bidello
maggiore dell'Università, citato in P IETRO EGIDI,
I moti
studenteschi di Torino nel gennaio
1821, Torino, Tip. San
Giuseppe, ColI. Artigianelli, s.d., pp. 89-90.
3
GOFFREDO CASALIS,
Dizionario geografico-statistico–
commerciale degli Stati di
s.M.
il re di Sardegna,
Torino,
Maspero e Marzorati, 1851, voI. XXI, p. 808.
4
SILVANO MONTALDO,
L'Università e le Accademie: le
scienze naturalI: matematiche, fisiologiche e mediche,
in
Storia di Torino ,
voI. VI,
La
città nel Risorgimento (1798-
1864),Torino, Einaudi, in corso di pubblicazione.
5
Ibid.
6
ARCHIVIO DI STATO DI TORINO, Corte, Miscellanea
Quirinale 2
0
versamento, Istruzione pubblica, b . lO,
Rela–
zioni sui diversi stabilimenti scientifici della Regia Univer–
sità di Torino.
177