

Scuola del Rossi.
Incisione
in
legno, anonima,
in
«Il
Mondo illustrato», a. I, n .
28, lO
luglio
1847,
p .
440
(Torino, Biblioteca Civica).
gli invisi gesuiti e ritenuti troppo ossequenti a una «norma» d'insegnamento, un
tempo all' avanguardia, che appariva ormai superata alla luce del risveglio pedagogico
in atto nel paese. Un crescente interesse per i problemi della scuola, soprattutto popo–
lare, aveva infatti investito gli ambienti liberali della città e dello Stato, trovando un' e–
co nelle caute aperture del sovrano, come testimoniava l'arrivo a Torino, nel 1844, di
Ferrante Aporti, il promotore delle scuole infantili. L'abate cremonese era stato invita–
to a tenere una serie di lezioni sui principi del metodo, nucleo della futura Scuola
superiore normale di metodo presso l'Università e primo passo verso il rinnovamento
della formazione degli insegnanti
26 .
Nel 1846 la Municipalità torinese aveva incaricato
Pietro De Rossi di Santa Rosa e il Bon Compagni, membri della Deputazione decurio–
naIe per le scuole, noti per le loro posizioni liberali e per l'impegno in campo educati–
vo, di proporre un progetto per lo stabilimento di una nuova scuola «in emulazione di
quelle dei fratelli della Dottrina cristiana»27. Nella relazione conclusiva i decurioni for–
nivano una descrizione molto severa dell'operato di questi ultimi, di cui si criticavano
il formalismo e un insegnamento «più materiale che razionale», che faceva leva sulla
memoria piuttosto che sul ragionamento. La costruzione di un nuovo edificio per uso
di scuole sul corso della Cittadella, eretto «per trovarsi le scuole ora stabilite a Porta
Susa in locale al tutto angusto e disadatto», offriva ora una favorevole occasione «per
ordinare in nuova forma e metodo, in convenientissimo luogo, quella scuola che le
anteriori deliberazioni sulla emergenza dei fatti invocavano». Si voleva infatti offrire al
popolo un insegnamento più vario e ricco, che favorisse lo sviluppo intellettivo e privi–
legiasse, rispetto alla formazione di pochi «di più distinto ingegno», l'adeguamento
alle «capacità mediocri»28. Il progetto dedicava una certa attenzione anche alla struttu–
ra dell'edificio, una vasta sala ovale che avrebbe dovuto essere divisa in tre sezioni
medie (lunghe da 8 a 13 metri circa) per formare le tre classi di cui si doveva comporre
26
Si veda GIORGIO CHIOSSO,
Le scuole per i maestri in
Piemonte
(1840-1850),in «Quaderni del Centro Studi
Carlo Trabucco», 5,1984, pp. 9-48.
27
ASCT,
Ragionerie,
1846,
Relazione
cito Il Bon
Compagni, futuro ministro dell'Istruzione del primo
governo costituzionale, era esperto
in
problemi pedagogi-
182
ci ed era
in
stretti rapporti di collaborazione con Ferrante
Aporti. L'idea della nuova scuola era affiorata sin dal
1843.
28
ASCT,
Collezione IX,
n. 199,
Regolamento per le
scuole elementari della
città
stabilite sul corso della Citta–
della.