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cati dal 1845 i corsi di meccanica e chimica applicati alle arti, che si svolgevano nel

complesso di San Francesco da Paola, mentre nello stesso anno venivano aperte pres–

so la sede di anta Pelagia scuole serali per iniziativa dei fratelli delle scuole cristiane.

Anch don Bosco iniziava, dapprima nei locali di casa Moretta e quindi a Valdocco,

d v aveva i tituit il suo oratorio, un 'esperienza di insegnamento serale che, se pure

circoscritta e informale, rivelava la crescente consapevolezza che un'elementare eru–

dizion co tituisse un patrimonio indispensabile per un miglior collocamento profes–

sional

3'.

on gli oratori, aperti nelle zone più periferiche e desolate della città, in un panora–

ma scandit da opifici ed edifici popolari, rivolti a giovani apprendisti, disoccupati,

lavoratori stagionali , si rinnovano le modalità dell'intervento assistenziale, che acquisi–

vano un 'originale dimensione educativa. Gli spazi aperti dei cortili ove si eseguivano

«esercizi militari e ginnas tici»36, gli intrattenimenti «onesti» come

il

canto e

il

teatro, si

contrapponevano infatti al tetro ambiente dei laboratori e dei dormitori tra i quali si

divideva

il

tempo dei giovani reclusi. Il fatto che quest'esperienza fosse finalizzata

all 'obiettivo preminente di una riconquista cristiana della società spiega la favorevole

accoglienza fattale dal reazionario arcivescovo Fransoni, che aveva invece condannato

un 'altra iniziativa emersa in quegli anni, cioè le scuole infantili, fondate da una società

di filantropi sul modello introdotto in Italia da Ferrante Aporti. A differenza di consi–

mili iniziative, come qu lla aperta dai marchesi di Barolo e dalla contessa

di

Masino

nei loro palazzi , emplici «asili di custodia», ove non si esercitava «veruna cura dello

viluppo intellettuale e morale»37, queste ultime erano vere e proprie scuole in minia–

tura ove ogni momento della giornata (dalle otto alle cinque del pomeriggio) era

minuziosam nte organizzato secondo un programma che prevedeva, accanto all'inse–

gnamento dei principi della dottrina e della morale cristiana, quello della lettura, scrit–

tura, della numerazione e del calcolo mentale, oltre a lezioni di nomenclatura in dialet–

to e in italiano. Complemento di tale educazione erano gli esercizi ginnastici, la cui

pionieristica introduzione nelle scuole della Società si doveva all'iniziativa di Rodolfo

bermann , profe sore di ginnastica del Corpo reale d'Artiglieria

38 •

Gli esercizi, cui si

aggiuns ro il canto e la danza, erano visti come strumento per rafforzare

il

corpo e

ritemprare la mente, preparando i fanciulli del popolo alla dura vita di lavoro che li

attendeva . E si inoltr fornivano un «onesto ricreamento» che avrebbe alleviato

il

p o delle lungh ore di scuola, senza però creare problemi

di

disciplina

39 •

Le classi

infatti riunivano 140-150 bambini da due a sei anni, ripartiti a seconda del livello intel–

lettual , che venivano fatti sedere su banchi a più posti, disposti ad anfiteatro per con-

entire alla mae tra di averli tutti sott'occhio.

Ma chi e femmine l'ano quindi insieme, pur se in banchi distinti, unico caso in cui

la co ducazione fo se tollerata dalla rigidità dei costumi del tempo: anche per questo,

ma oprattutto per il ri ultato «d'élever le peuple à la connaissance de ses prétendus

droits», in gnandogli «ce qui leur est superflu» gli asili furono ferocemente combat–

tuti dagli ambi nti con ervatori della città

40 .

geometrico e la figura, erano frequentate da circa trecento

allievi , appren li ti o addirittura padroni di bo ttega; essi

esercitavano i seguenù mestieri : d isegn ato ri di architettu–

ra, di storia natu rale, d i macchine, ce ellatori in metalli

preziosi, incisori , fabbrica nti di mobili, di tappezzerie,

legatori di libri, confetlieri , giardinieri ece.: si veda .

I.

PETITII,

op. cit.,

pp. 752-755.

n GIORG IO CHIOSSO,

L'oratorio di dOI/ Bosco e il rin–

novamel/to educativo nel Piemol/te carloalbertino,

in

Don

Bosco nello Chiesa a servizio dell'umanità,

Roma, LAS, pp.

83-116.

}6

G UG LI ELMO TEFA I e DOME ICO MONDO,

Torino

e suoi dintorni. Guida storico-artistica, amministrativa e

commerciale,

Torino , chiepatti, 1852, pp. 245 -246.

Così ne sc risse lo stesso Aporti in una lettera al

184

Lambruschini del 24 giugno 1836, citata in ANGELO

G AMBARO,

I due apostoli degli asili in Italia ,

in «Levana»,

a. VI, gennaio-aprile 1927, p. 9

}S

Si veda il

Regolomento interno delle scuole infantili di

Torino,

Torino, tip o Castellazzo, 1847. Sugli asili della

Società si veda CLAUDIA DoGLIANI,

La

Società delle scuole

infantili di Torino dallo sua fonda zione

(1839)

allo prima

gue" a mondiale,

in «Bollettino storico-bibliografico subalpi–

no», a. XCIV, fase. II, luglio-dicembre 1996, pp. 589-642.

}9

CARLO BON COMPAGNI,

Pedagogia dell'infanzia,

in

«Letture di famiglia», a. II, 18 marzo 1843 , pp. 84-85.

40

Lettera di Clemente Solaro della Margarita a Carlo

Alberto del 4 febb raio 1844, citato in CARLO LOVERA e

ILARIO fu IERI S.J.,

Clemente Soloro dello Margarita,

Tori–

no, Bocca, 193 1, voI. II, pp. 195 -196.