

sarebbe provenuta non da un ristretto gruppo ministeriale o di esperti di nomina regia
con la consulenza del Consiglio di stato, ma dai due rami del parlamento. Alle prime
elezioni della Camera elettiva si accalcarono non pochi giuristi: avvocati e giudici furo–
no ben più della metà dei deputati eletti5
9
e poterono passare da semplici interpreti a
legislatori. I personaggi più significativi della cultura giuridica subalpina furono attrat–
ti da questa nuova attività, che offriva la sensazione di incidere sensibilmente nella vita
politica e sociale e destinarono ad essa una parte considerevole del tempo già dedicato
agli studi: Balbo, Sclopis , Baudi di Vesme, Merlo, Pinelli, Vachino e altri sedettero
nella prima Camera dei deputati subalpina
60 ,
e parecchi di loro furono addirittura - a
turno - ministri; Peyron e Giovanetti entrarono subito in Senato per nomina regia ed
in questa meno tumultuosa assemblea si videro ben presto affiancati da altri studiosi,
quali Sclopis o Baudi
61 .
I giuristi subalpini più vicini agli studi facevano per lo più parte di quel gruppo di
liberali moderati, che aspiravano a uno stato monarchico-costituzionale6
2 :
la svolta sta–
tutaria del 1848 ne stimolò quindi l'impegno politico, specie nel tormentato periodo
del 1848-49, con una passionalità anche intensa in alcuni di essi
63 •
La tranquillità e la
meditazione degli studi furono spesso superate dalla vivacità della passione politica: si
apriva un nuovo capitolo della vita culturale torinese, profondamente collegato con le
vicende costituzionali e politiche, che poterono rappresentare per molti intellettuali
anche un completamento del loro precedente impegno. Tutto ciò trasportò senza dub–
bio i loro interessi culturali
64
su nuovi obiettivi o diversi risultati - fors' anche più grati–
ficanti , come la partecipazione diretta all'attività legislativa - , peraltro con comprensi–
bile modificazione o detrimento del precedente filone storico o tecnico-giuridico. A
sua volta l'accentuazione delle tendenze "unitarie" favorì e intensificò un allargamento
delle prospettive culturali ben oltre i confini, con una definitiva "sprovincializzazione"
della vita torinese, coinvolta - anche per l'afflusso degli "esuli" - nel vortice della più
generale politica italiana. Un anno come il 1848 lasciò un profondo segno pure in que–
sto campo.
59
CARLO P lSCHEDDA,
Elezioni politiche nel regno di
Sardegna
(1848-1859), Torino, G iappichelli, 1965, pp.
233-236 e appendice
pp.LX-LXV.
60
Ibidem,
appendice pp. LX-LXVI
61
TELESFORO SARTI,
Il Parlamento subalpino e nazio–
nale,
Roma, 1896,
ad personam
(ma il Peyron fu solo sena–
tore, non deputato, e si dimise poi anche da senatore)' da
ultimo UMBERTO LEVRA,
Dallo Statuto alla
Convenzion~
di
settembre,
in
Il Senato nell'età moderna e contemporanea
Roma, Poligrafico e Zecca dello Stato 1997 pp . 109- 114 '
62
,).
Un panorama in proposito in
C.
PISCHEDDA,
Ele–
zioni
cit., appendice pp. CLXXV-CLXXX.
63
Tipica la preoccupata e attiva partecipazione di
284
Federico Sclopis, poco soddisfatto - fra l'estate 1848 e
l'inverno 1849 - della piega che stava prendendo la vita
parlamentare: G IAN SAVINO PENE
VIDARI,
Federico Sclopis
(1798-1878), in «Studi Piemontesi», VII-l (marzo 1978),
p.
164-166.
64
Significativa in proposito la vicenda dell'edizione
delle fonti delle antiche assemblee parlamentari sabaude,
sospinta dai liberali moderati e contrastata dagli ambienti
conservatori o di corte per le possibili implicazioni politi–
che, che persero rilievo invece dopo il 1848 (G. P . ROMA–
GNANI,
Storiogra/ia
cit. , pp. 206-234) e ne consentirono
quindi - a decenni di distanza -l'edizione nei
Monumen–
ta Historiae Patriae
della Deputazione di Storia Patria.