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novato contatto con i familiari e con i compaesani. «Turin était pour lui la ville anti–

pathique par excellence - scrisse la cognata Costanza nel 1843 -, maintenant c'est un

port de salut et de tranquillité qu'il ne voudrait pas quitter»28. A Torino, al Rubatto

presso il cugino Cesare Balbo, nella casa natia di via d'Angennes o anche al Roccolo di

Busca, con il fratello Roberto e con la cognata Costanza e, con loro,

l'amis

Guglielmo

Moffa di Lisio e con Emanuele il nipote, gran confidente di passate presenti e future

birichinate, a Rivalta da Cesare e Polissena Della Chiesa di Benevello, a Virle da Cesare

Romagnano e Camilla sorella

di

Luigi Provana, in compagnia del loro figlio adottivo

Nicanore marito di Leopoldina Guasco di Castelletto con la quale... forse ... , a Envie

appunto da Carlo Guasco, vedovo di Clementina Della Rovere di Montabone amica di

Cavour. Ad Azeglio, a Genola, simboli di un passato pesante, erano subentrate località

sentimentalmente sicure e rilassanti, conforto all' animo scosso del viaggiatore stanco.

Se Massimo si espatriò a Roma e a Milano per «seguir conoscenza», il semenzaio,

per quanto acido, dove era germogliata la sua vocazione, restarono pur Torino e il Pie–

monte. Le prime gite artistiche furono quelle con Di Benevello nel 1820, la prima

prova letteraria, pur sbagliata (perché nata in ambiente chiuso e in aria rarefatta), fu la

Sacra. I.;Ettore Fieramosca

nacque al Rubatto,

la

Lega lombarda

a Envie.

Dalla poesia alla pittura, dalla pittura alla letteratura d'azione, dalla storia romanza–

ta alla storia «da farsi»: l'attività letteraria fu preparazione all' azione politica. Con la

pubblicazione degli

Ultimi casi di Romagna,

all'inizio del 1846, dichiarò di avere pas–

sato il Rubicone2

9 •

Se Carlo Alberto avesse autorizzato la stampa dell'opuscolo a Tori–

no, Massimo forse non sarebbe più ripartito. Ma andò diversamente: «Mi stavo inge–

gnando per ottenere di stamparlo qui, valendomi di una frase dettami dal nostro

amico

[il

re] ma al

streng di gropp

sono rimasto colle mosche in mano. Se lo stampavo

qui mi sarei dovuto trattenere; così appena finito, parto e penso esser a Pisa o Firenze

non più tardi dei 10»30. I.;ora di Torino non era ancora suonata. I.;irresistibile ascesa

della popolarità dell'Azeglio dopo la pubblicazione dell'opuscolo fu messa esclusiva–

mente al servizio del partito moderato di cui diventò uno dei principali esponenti e

agitatori. Le sue relazioni personali del biennio '46-'47 includevano Luigi Carlo Fari–

ni, Marco Minghetti, Diomede Pantaleoni, Raffaello Lambruschini, Vincenzo Salva–

gnoli, Cosimo Ridolti, Bettino e Vincenzo Ricasoli, Felice Le Monnier e Gaspero Bar–

bera «editori del Risorgimento» e molti altri i cui nomi bastano a significare di quanta

italianità si fosse ormai caricata la sua azione, sempre vissuta in stretta comunicazione

epistolare con Torino. Sono significativi messaggi come questo, destinato al Balbo: «Ti

presento il conte Montevecchio di Fano, del quale ti scrive anche Gino [Capponi], e

te lo raccomando caldamente»3!.

Al Balbo, al fratello Roberto, al Predari, presentò, oltre al marchigiano Montevec–

chio, i toscani Leopoldo Cempini e Onofrio Baldelli, i romani Francesco Rimediotti e

Tommaso Tommasoni, i napoletani principe di Belmonte e Diego Soria, il ravennate

Martinetti, e probabilmente molti altri, direttamente o indirettamente3

2 •

La «cospirazione» svolta in Toscana durante l'inverno 1846 fu da lui vissuta con

festevolezza. I.;effetto è accentuato da quanto si legge nella corrispondenza diplomati–

ca tra il Carrega e il Solaro, la quale sottolinea i chiaroscuri politico-polizieschi sapien–

temente pilotati dall'Azeglio per condurre a termine l'opera di destabilizzazione del

partito margaritian0 33 . Sfrattato dalla Toscana il 29 marzo 1846, eccolo di nuovo negli

28

A Emanuele d'Azeglio, 31 marzo 1843 , in COSTAN–

ZA D'AZEGLIO,

Lettere al figlio

(1829-1862), a cura di

DANIELA MALDINI CHIARITO, Roma, Istituto per la Storia

del Risorgimento Italiano, 1996, I, p. 45l.

29

A Tommaso Grossi, 21 giugno 1846,

Epist. ,

III, p.

114.

30

A Luisa d' Azeglio Blondel, 26 dicembre 1845 ,

Epist.,

II, p. 397.

31

16 marzo 1846,

Epist. ,

III, p. 35.

32

Epist. ,

III, pp. 20, 27, 35, 36,173,179, 208, 216,

327, 341,348.

33

G. Carrega a

C.

Solaro della Margarita,

5

aprile

1846. Torino, AST,

Lettere ministri Toscana,

mazzo 26,

citata in GEORGES VIRLOGEUX,

Massimo d'Azeglio cospira–

tore prima del

1847, in

Sentieri della libertà e della fratel–

lanza ai tempi di Silvio Pellico,

Atti del Convegno di

Saluzzo 6-7 aprile 1990, a cura di ALDO

A.

MOLA, Basto–

gi, 1993, pp. 159-160.

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