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pittore trascorse l'estate in Piemonte, ma nella «Città del toro», in «ventre di vacca tra

mezzo ai codini» 15 .

Roma lo cambiò. Non perché suo padre Cesare, portandoselo dietro come

attaché

gli avesse fatto scoprire i fasti dell'«aristocrazia paonazza», ma perché partito come

apprendista

pitour,

se ne tornava professionista, con una formazione acquisita al con–

tatto degli artisti di mezza Europa, in quel «centro di rielaborazione della cultura acca–

demica»16 che era la Roma di allora. Durante una scappata a Napoli, saluta un'intera

brigata di amici italiani e stranieri scrivendo al compare Pacetti: «A Bassi ed alla sua

signora, a Tcherlink, a M. Newbolt se c'è, a Deligny, a [BastinéJ, alla signora inglese, a

miss Elisabeth, a Mad. e Mr. L'Eveque, al caro Welker, a FIor, a Mr. [Closson] (ce n'è

più?) ed a tutti mille rispetti, saluti, abbracci, amplessi, baci...»17.

Sono note le relazioni inglesi strette durante il periodo romano e che riaffioreranno

più tardi: «Molte e cospicue sempre le sue amicizie inglesi, - ricordò il Ghisalberti -

dai Dawson, dai Fairfax , dai Mackenzie, dai Minto, ai Davenport, ai Romilly e su su

fino ai Russell, ai Palmerston, ai Lansdowne»18. All'urto tra questa cultura e quella

sabauda reagì l'ambiente torinese:

Il passo delle Termopili,

quadro eseguito nel

1823

come omaggio al re fu inviato al padre Cesare e fu bocciato, avendogli il genitore

risposto che «avuto il parere delle persone più rispettabili, di tutti i codini parrucconi

e secca co... del paese era stato deciso che il soggetto era troppo liberale e che non si

poteva decentemente presentare a S.M.»19. Eppure il quadro finì coll'entrare a Torino

e fu esposto due anni dopo al Palazzo Reale di Torino, insieme con la

Morte del conte

foss elin de Montmorency

con

il

quale l'Azeglio apriva nella pittura italiana addirittura

un genere nuovo, quello

troubadour.

Massimo fu fatto socio onorario dell' Accademia

di Belle Arti l'anno successiv0 20 .

Da Torino, nell'inverno del

1829,

insoddisfatto delle condizioni generali in cui sta–

gnavano la cultura piemontese e il suo mercato, scrisse al Pacetti: «Credo veramente

che la nostra parte d'Italia, prendendo come centro Milano, abbia più movimento

della vostra , e più occasioni di acquistar gloria e luigi, perciò spero aggiustando a poco

a poco le cose mie di potermi fare un nido ragionevole»21.

Poco dopo si aprì la felice e inebriante stagione letteraria e artistica milanese. Con

l'Ettore Fieramosca

soprattutto ma anche col

Niccolò de' Lapi,

l'Azeglio conquistò il

pubblico milanese e confortò in modo originale, ben al di là delle frontiere lombarde,

il successo della scuola manzoniana. In campo artistico fu al primo posto nelle esposi–

zioni di belle arti dove illustrava il nuovo genere pittorico del paesaggio storico e lette–

rano.

Se all' epoca della

Sacra di San Michele

riscopriva la sua montagna piemontese, ai

tempi dell'

Ettore Fieramosca

moltiplicò le gite artistiche in Lombardia, sui laghi, e per

la preparazione del

Niccolò de' Lapi

intraprese quel viaggio in Toscana durante il quale

fece la conoscenza «d'una

50"

di persone», tra le quali Niccolini, Capponi, Viussù

[sic] , Mayer, Puccini ossia i più eminenti esponenti della cultura toscana.

Nel

1842

e nel

1844,

prima di separarsi da Luisa, l'Azeglio compì tre viaggi in Sici–

lia. Se il primo e il secondo ebbero per scopo di rimettere sui binari la sua dissestata

vita coniugale, è chiaro che il terzo fu destinato a consolidare amicizie politiche awiate

in precedenza. Pietro Lanza di Scordia e Vito Beltrani, che l'Azeglio scongiurerà nel

gennaio del

1848

di non compromettere l'unità nazionale col separatismo siciliano,

sono proprio quelli ch'egli incontrò nel

'42

e nel

'44,

insieme con Gaetano Daita,

15

A Mi chelange lo Pacet ti,

lO

e 24 giug no 1825,

Epist.,

l ,

pp.

24, 26.

16

FERNANDO MAZZOCCA,

Le vicende della pittura e il

dibattito figurativo dalla Repubblica italiana al Regno Lom–

bardo- Veneto,

in RENATO BARILLI (a cura di) ,

Il primo '800

italiano,

Catalogo della mostra, Milano, Palazzo Reale,

1992, pp. 61-76; citato in

MaSJimo d'Azeglio pittore,

Castello di Costigliole d 'Asti (17 maggio-26 luglio 1998),

390

Catalogo della mostra, Milano, Mazzotta, 1998,

p.

24.

17

l

agosto 1827,

Epist.,

I ,

pp.

30-3

l.

18

ALBERTO MARIA GHISALBERTI,

D'A zeglio e !'Inghil–

terra,

in

Italia e Inghilterra nel Risorgimento,

Londra,

1954, p. 114.

19

A Roberto d'Azeglio, 24 marzo 1823,

Epist.,

I,

p.

13.

20

Epist.,

I,

pp.

13

-20.

21

20 gennaio 1829,

Epist.,

I,

p. 53 .