

segno di vita, non si riesce a parer vivo»42: «La mia opinione è d'andar con chi va,
benché vada piano»43.
Tranne che per una breve parentesi nel mese di settembre, trascorso a Pesaro a
causa dell'occupazione austriaca di Ferrara, durante tutto il
1847
stette a Roma dove
tentò di organizzare il sostegno a Pio IX. Carteggiando assiduamente col Balbo, scon–
giurava gli amici torinesi di ottenere che il Piemonte si mettesse anch'esso sulle via
delle riforme. Gli amici lo avrebbero voluto a Torino «per aiutare la barca» ma un
soggiorno di qualche giorno nella città nel mese di ottobre lo dissuase assolutamente,
tanto disastrosa fu l'impressione che ricevette: Torino era un «cimitero [... ] Il paese è
sotto una compressione che a chi viene d'in giù fa un senso inconcepibile»44. Col Min–
ghetti, scattò, rabbioso: «Oh ci fosse stato in Piemonte almeno un Re leale»45 e, il 29,
al Tommasoni: «io me la batto, ché è un brutto vivere qui, e ci pensi chi resta»46.
Senonché coll'amico francese Rendu, ingoiando rabbia e scetticismo, ostentava la
fede e la lungimiranza politica: «Je ne suis pas, moi, très inquiet de ce retard du Pié–
mont: je pense que c'est affaire de calcul et de préparation»47 .
Gli sforzi dispiegati dall'Azeglio durante il biennio '
46-'47
perché la causa italiana
fosse sostenuta non soltanto dalla stampa nazionale ma anche da quella internazionale
furono costanti, quasi quotidiani. Egli seguì con attenzione l'azione del «Contempora–
neo», della «Bilancia», del «Felsineo», della «Patria», dell'«Italia», dell'«Antologia ita–
liana» e del «Risorgimento». Con Eugène Rendu e Louis Doubet, si assicurò l'appog–
gio del «Siècle» e, nel
1848,
quello dell'«Ere Nouvelle»; con Louis Geofroy, che pre–
sentò
al
Minghetti e al Le Monnier, quello della «Revue des Deux Mondes»; per il tra–
mite Caroline Davenport ottenne che William Empson, direttore dell' «Edinburg
Review», aggiungesse la voce dell'importante rivista inglese al concerto europeo: «Mrs
Davenport who interests herself much in our affairs and is one of our most fervent
friends , has arranged with Mr Empson of the "Edinburg Review" that an article on
the Italian question should be published in july»48. A lei scrisse: «I thought it might be
useful, either in Italy or in the foreign States to publish an exposition of our princi–
ples, means and scope»49; da Edward Horsman (<<Mi son messo in relazione con uomi–
ni di stato inglesi. Uno in specie membro della Camera, del partito Russell e molto
influente. [.. .] ho combinato con lui per aver sovente articoli sul "Times" che ci ajuti–
no»50) ottenne che fosse tradotta la sua
Proposta d'un programma per l'opinione nazio–
nale italiana;
e in una nota gli scriveva: «Since two years it seems the king has percei–
ved the changes made in Italian circumstances and felt the necessity of conforming his
policy to them. He turned himself a little towards the liberals who completely forgave
his past conduct»51.
Il 30 ottobre, al momento di partire, apprese dalla «Gazzetta» la concessione delle
riforme da parte di Carlo Alberto. Sebbene capisse che le cose erano cambiate e pre–
sagisse la prossima fine del mito di Pio IX 52 , gli impegni presi lo chiamavano colà e,
l'indomani a mezzogiorno, partiva 53 . Credeva ancora che «il laboratorio ed il princi–
pio» di quanto si faceva in Italia fosse ancora a Roma 54 . Ma confessava al fratello
42
A Luigi Carlo Farini,
l O
agosto 1846,
Epist.,
p. 147.
43
A Clelia Piermarini, 26 novembre 1846,
Epist.,
III,
p. 209.
44
Alla moglie, 22 ottobre 1847; a Diomede Pantaleo·
ni, 22 ottobre 1847,
Epist. ,
III, pp. 471-472.
45
22 ottobre 1847,
Epist.,
III, p. 474.
46
29 ottobre 1847,
Epist.,
III, p. 476.
47
[O ttobre 1847] ,
Epist.,
III, p. 469.
48
A Edward Horsman, giugno 1847,
Epist.,
III, p. 521
49
G iugno 1847,
Epist. ,
III, p. 522.
50
A Balbo, 3 aprile 1847,
Epist.,
III, p. 304.
51
Epist. ,
III, p. 305.
52
«Se
il
gran fatto annunciato dal re è veramente
costituzione, è un tratto di genio e un colpo maestro. Due
anni sono gli dissi: "l'opinione
è
matura e'V.M. può met·
tersi alla testa d'Italia" . Deve vedere che non gli avevo
detto bugia né dato cattivo consiglio. Ora gli dico che
può ancora mettersi alla testa d'Italia.
li
perché, che sto
per dirti tienilo per te e dillo solamente a lui se ti riesce;
vorrei non scrivertelo per la posta, ma mi preme lo sap'
pia, se è possibile. Sono convinto, ed è cosa che mi stringe
il cuore, che la magia di Pio IX non durerà» , a Roberto
d'Azeglio, 14 dicembre 1847,
Epist.,
III, p. 503 .
53
Alla moglie, 30 ottobre; a Diomede Pantaleoni, 2
novembre 1847,
Epist.,
III, pp. 478-479.
54
Alla moglie, 25 novembre 1847,
Epist.,
III, p. 492.
395