

Torino vista da Genova
di Bianca Montale
Dedicare alcune considerazioni a Genova, città appartenente al regno di Sardegna,
nel quadro di contributi più importanti che fanno luce sull'immagine di Torino in
paesi e capitali al di fuori dello Stato subalpino, può apparire fuori luogo: si tratta,
almeno da un punto di vista formale, di affari interni.
Ma un cenno alla realtà genovese e ai problemi che essa rappresenta negli anni
della Restaurazione, e sino alla vigilia del '48
è,
più di quanto si possa ritenere, neces–
sario complemento al quadro complessivo. Perché Genova, almeno nei primi tempi, è
sicuramente qualcosa di diverso rispetto agli altri domini sabaudi: quasi un corpo
estraneo che tenta di inserirsi, e mostra diffidenza e scarsa disponibilità alla collabora–
zione. La morte della vecchia repubblica oligarchica, avvenuta per cause naturali
ancor prima che per le note vicende politiche, lascia una specie di vuoto, per cui, l'an–
nessione forzata al Piemonte, a un giudizio più sereno, ha anche riflessi positivi: lo
Stato subalpino, tutto sommato, ha ordinamenti ben più efficienti.
Ma i ricordi di un passato glorioso, le tradizioni, il rimpianto per l'indipendenza
perduta, e l'antica avversione che i genovesi hanno per Torino - rafforzata in più di
un'occasione nel corso del '700 - rappresentano un bagaglio pesante
1 .
Invano a Vienna Agostino Pareto e Antonio Brignole Sale avevano tentato di pro–
porre soluzioni diverse: orgoglio municipale, rifiuto di una monarchia assoluta, convin–
zione di una incompatibilità di interessi economici contribuiscono ad alimentare uno
stato d'animo diffuso di malcontento e di vittimismo. Si parla apertamente di rovina
del paese, di economia locale sacrificata, di totale discordanza di sentimenti e di opi–
nioni. Lo stesso La Tour, che si rende lucidamente conto della complessità del proble–
ma, suggerisce per la Liguria una forma di governo diversa da quella del Piemonte, o
di dare ai territori dell'ex repubblica ordinamenti più liberali. Al momento dell'annes–
sione, dopo il tracollo economico provocato dalle leggi francesi,
il
regno di Sardegna
eredita una situazione davvero delicata. La crisi che per molti anni colpirà il ducato di
Genova ha radici lontane, anche se non mancano motivazioni diverse e più recenti.
l
Da vedere tra gli altri saggi, VITO VITALE,
Onofrio
Scassi e la vita genovese del suo tempo
(1768-1836), Geno–
va, So cietà Ligure di Storia Patria, 1932; ENRICO Gu–
GLIELMINa,
Genova dal
1814
al
1849.
Gli sviluppi econo–
mici e l'opinione pubblica,
in «Atti della Società Ligure
del Risorgimento», voI. IV , G enova, 1940; BIANCA MON–
TALE,
Genova nel Risorgimento. Dalle riforme all'unità,
Savona, Sabatelli, 1979. «Quando siamo stati uniti al Pie–
monte, non si sono ricordate le potenze che da secoli i
Liguri erano in guerra ai Piemontesi» scrive G iacomo
Mazzini, aggiungendo: d o soffro di questo cattivo umore
tra Piemontesi e noi». Vedi
Lettere a Mazzini difamiliari e
amici
(1834- 1839) a cura di SOFI A GALLO ed ENRICA
MELOSSI, voI. II, Imola, Galeati, 1986, p. 733.
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