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tanto essenzialmente monarchica, che persino il Duca di Modena, malgrado le colpe del padre, e

Ludovico di Parma, malgrado le insanie del figlio, sarebbero rimasti in trono , all'ombra dello Statu–

to, se non stringevano un patto parricida coll'Austria

l0.

Il

23

aprile, a tutela dell'ordine pubblico, su suggerimento di Menabrea, entravano

in città le truppe piemontesi, e la stampa si affrettava a rilasciare entusiastiche descri–

zioni dei festeggiamenti loro riservati:

È

indescrivibile la gioia dei modenesi nell'accogliere questi ospiti fratelli, al cui b raccio è affidata la

salvezza e sicurezza d'Italia. La piazza di S. Agostino era gremita di popolo con bandiere; dalle fin e–

Stre ornate di tappeti si gettavan fiori; la Guardia civica, la banda militare, carrozze ornate dei tre

colori precedeano le truppe piemontesi; grida di

evviva ,

canto e suoni d'inni nazionali compieano

uno spettacolo sì lieto, tale inspiravano negli animi una commozione dei volti di tutti, sì grande si

manifestava la letizia che difficilmente può figurarsela chi non la vide. Alla sera poi spontanea fu l'il–

luminazione nelle principali strade della città, gremite di popolo, con torchi e fiaccole, che cantava

accompagnato dalla banda ed erompeva agitando le fiaccole in grida di

viva l'Italia, viva Pio IX, viva

Carlo Alberto, via l'unione dei popoli italiani

ll .

Verso il re che metteva a repentaglio la propria vita, il proprio regno e

il

proprio

onore per l'indipendenza italiana andava serbata riconoscenza; man mano che passa–

vano le settimane, nel convincimento che le operazioni militari al fronte andassero per

il meglio, si allargava la base del consenso albertista e si appannavano le argomentazio–

ni dei repubblicani. Anche il neoguelfismo subiva un brusco ridimensionamento dopo

l'allocuzione del 29 aprile. L'impegno di Menabrea non tardava a dare buoni frutti:

nomi illustri sposavano la causa piemontese: «Penso di avere messo nell'interesse del–

l'unione sotto lo scettro di Carlo Alberto la sorella del povero Menotti», scriveva a

Torino al ministro degli esteri Pareto il diplomatico savoiardo e aggiungeva subito

dopo: «È una donna esaltata, ma che ha una grande influenza, soprattutto nella pro–

vincia di Modena»12. Anche

il

figlio di Ciro Menotti, Achille, era tornato dalla Francia

e stava offrendo la sua penna contro lo «spirito locale» e contro «le buffe vanità delle

nostre metropoli lillipuziane»13 .

Nel tentativo di rassicurare i «municipalisti», si continuava a far appello a ideali più

alti, e si portava Torino ad esempio:

Vi lessi che Torino

è

disposta a cedere a Milano l'onor di capitale - scriveva Lodovico Bosellini

sull'«Italia Centrale» del 4 maggio -.

È

tale un eroismo da non potersi dipingere con parole, se è

vero che il vincer se stessi è maggior virtù che vincere i nemici

14.

Il 10 maggio il Municipio di Modena, ultima delle quattro città dei ducati, apriva i

registri per le sottoscrizioni dei cittadini alla fusione . Gli elogi a Carlo Alberto e all' e–

sercito piemontese-italiano si intensificavano. Giovanni Sabbatini, Enrico Soragni,

Giuseppe Andrea Cannonieri, Angelo Rovighi, Davide Alessandrini, Francesco Car–

bonieri, Prospero Padoa, Cesare Campori, oltre a Menotti, Bosellini, Marmiroli, fir–

mavano sulla stampa locale appassionati articoli a sostegno della fusione e in lode al

sovrano piemontese, «spada d'Italia», «spada di Dio». A Carlo Alberto

il

dottor Gio–

vanni Vecchi dedicava una serie di poesie, pubblicate

dall'~<lndipendenza

Italiana» e

recitate a teatro, suscitando commozione

l5 .

Il

23

maggio l'«Italia Centrale» divulgava

uno scritto di incondizionata ammirazione del piacentino Pietro Gioia:

lO

BENEDETTO

MALMUSI,

Giuseppe Malmusi nelle

vicende politiche dei suoi tempi,

Modena, Soc. Tip. [Anti–

ca tipoSoliani] , 1894, p. 285 , parzialmente riportato da A.

BERSELLI,

Movimenti politici e sociali a Modena

cito

11

Interno,

«L'Italia Centrale», 22 aprile 1848. Sulla

decisione del Governo provvisorio di ospitare in Modena

la guarnigione sarda, che sostituiva tra l'altro un corpo

franco di rumorosi bolognesi, si veda, tra i vari giornali,

Interno. A tti pubblici,

«Diario Modenese», 27 aprile 1848.

P er una sintetica ricos tru zione è util e anche LUIGI

AMORTH,

Modena capitale. Storia di Modena e dei suoi

duchi dal

1598

al 1860,

Milano,

A.

Martello, 1967, p. 388.

12

L.

F.

MENABREA,

Memorie

cit.,

p.

80.

13

«L'Italia Centrale», 6 maggio 1848.

14

Lettera al

Sig. Direttore dell'Italia Centrale,

in «L'I–

talia Centrale», 4 maggio 1848.

15

«L'Indipendenza italiana», lO maggio e «Il Vessillo

Italiano», lO e 12 maggio, 24 giugno 1848.

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