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Magnanimo Alberto, senza la vostra spada che sarebbe di noi? La mia lingua abborrente in ogni

tempo di servili encomii, può degnamente lodarvi! Lodarvi, che versiate con sì grande animo tra i

pericoli del campo: lodarvi, che nella santa impresa abbiate profuse tutte le ricchezze, adoprate tutte

le potenze del vostro Regno: lodarvi, che le vite medesime de' vostri figli concediate sì mirabile

prontezza alla salute d'Italia. Voi sì nobile sì generoso e sì grande! E noi, quasi a premiarvi della

degna opera, ci faremo predicatori di repubbliche, e disputatori oziosi e sofistici di politiche lucu–

brazioni ?

È

debito la riconoscenzal

6 .

Nello stesso numero

il

giornale pubblicava uno scritto di Vincenzo Gioberti

«mente sovrana di un secolo sovrano»l7 indirizzato ai reggiani affinché si affrettassero

a sottoscrivere il patto d'unione, primo passo per conferire alla patria comune «il pri–

mato del mondo» .

La propaganda a favore del Piemonte si faceva martellante, anche nel timore di un

possibile riorganizzarsi delle forze duchiste: «Molti vi sono fra di voi, italiani sullab–

bro, austriaci in cuore», scriveva con amarezza l'«Indipendenza Italiana» nell'invitare i

lettori ad abbandonare ogni speranza in un ritorno al passato l8.

Torino, con i suoi uomini e le sue istituzioni, era il modello costantemente proposto

anche agli ambienti in cui il «partito albertista» stentava ad attecchire, come tra gli ari–

stocratici che, in segno di ostilità al nuovo regime, lasciavano vuoti i loro palchi a tea–

tro, inviavano i servi a rappresentarli ed evitavano di mostrarsi a passeggio. Ad essi un

«Nobile di Modena» si rivolgeva affermando:

Unione, unione di tutti pel bene della patria comune: offriamo ai nostri ospiti Piemontesi il grato

spettacolo di un popolo unito e concorde, degno perciò di quei vincoli che ad essi ci annodano, e di

quelli anche maggiori che desideriamo di stringere con essi: e ai nostri nobili sia incitamento ad opere

gloriose il pensare a tanti nobili del Regno Sardo che nelle milizie e nella vita civile si levarono in alta

fama: chi non ripete con somme lodi i nomi dei Saluzzo, dei d'Azeglio, di Balbo, Petitti, Doria, Ricci,

Pareto, Della Marmora ecc. ecc.? O nobili modenesi, ecco gli esempi che dovete seguire l9.

Finalmente, chiusi i registri il 25 maggio, la mattina del 29 in città si battè «la gene–

rale» e la guardia civica, preceduta dalla banda e dallo stendardo a tre colori con

nappe azzurre, giunse in piazza Grande, dove sfilò dinnanzi al palazzo municipale, dal

quale il Governo provvisorio poteva proclamare solennemente l'unione di Modena al

Piemonte. L'allegria, i canti festosi, l'illuminazione delle case, gli inni patriottici con

cui si festeggiò l'evento la sera, sono registrati dalla stampa coeva insieme all'«univer–

sale malumore» con cui era stata accolta la mattina la funzione improvvisata

20 •

E vi fu

chi annotava, tra le pagine del proprio diario:

proclamato Carlo Alberto ivi Re Costituzionale. Come ben naturale tale proclamazione destò l'entu–

siasmo dei liberali, ma la gente di senno ritenne che il piccolo Regno Sabaudo non fosse sufficiente a

reggere agli sforzi dell'Austriaca Potenza 2l .

Significativo che a Modena, diversamente dalle altre città dei ducati, non venissero

resi pubblici i risultati numerici conseguiti. Reggio, che aveva aperto le pubbliche sot–

toscrizioni il3 maggio, il 30 proclamava l'unione rendendo noto che su 36.814 votanti

29.851 si erano espressi a favore dell'annessione2

2 .

Considerando che alla metà di apri–

le Ponzio Vaglia, intendente e tesoriere di Carlo Alberto, aveva scritto da Bologna che

Reggio, contrariamente all' ex capitale estense, propendeva «cuore e anima» per il Pie-

\6

Parole dell'avvocato Pietro Gioia,

in

«L'Italia Cen–

trale»,

23 maggio 1848.

1848.

19

I nobili,

in

«L'Italia Centrale», 27 aprile 1848.

20

Ibidem,

30 maggio 1848.

\7

Il Circolo politico di Reggio a Vincenzo Gioberti,

in

«L'Italia Centrale», 13 maggio 1848.

\8

Vane speranze,

«L'Indipendenza Italiana» , 1 mag–

gio 1848. Si veda anche ENRICO SORAGNI,

Intorno al/a

Guardia Civica di Modena

in «L'Italia Centrale» , 4 maggio

422

2\

ARCHIVIO STORICO COMUNALE DI MODENA, Mano–

scritto Forni, 1848,

§

16.

22

NICOMEDE BIANCHI,

I Ducati estensi dal/'anno 1815

al/'anno 1850, vol.

II, p. 172.