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la sorte dell'opuscolo

Degli ultimi casi di Romagna,

patrocinato in Toscana da Giusep–

pe Montanelli, che era stato incaricato, insieme a Giuseppe Giusti e Gino Capponi,.

dallo stesso d 'Azeglio di rivederne l'impianto linguistico. Stampato "alla macchia" in

Toscana, nel marzo del 1846, dopo

il

rifiuto di Carlo Alberto di farlo circolare in Pie–

monte,

il

libretto fu infatti rapidamente sequestrato dalla polizia granducale.

La cultura proveniente da Torino appariva pertanto sempre più connotata da un

linguaggio politico assai diretto e per molti aspetti più esplicito e compiuto di quello

in uso in Toscana, rispetto al quale svolse quindi un importante effetto di "specializza–

zione" , di faticosa depurazione dai pesanti condizionamenti di un eclettismo ideologi–

co , che combinava scienza , letteratura e appunto aggettivazioni politiche. Certo le

carte erano parzialmente scompaginate dalle chiusure manifestate dalla monarchia

albertina, che sembrava sorda ai richiami degli ambienti intellettuali torinesi, tanto che

alcuni dei nomi migliori di tale panorama erano stati costretti a rifugiarsi proprio nel

Granducato ancora in pieni anni quaranta. Così erano giunti a Pisa, con la grande

riforma universitaria di Gaetano Giorgini, dopo la precedente occasione d'incontro

offerta dal primo Congresso degli scienziati italiani, tenutosi a Pisa nell' ottobre 1839,

il

piemontese Ottaviano Mossotti, investito della cattedra di Fisica matematica, e

Carlo Matteucci, proveniente dall 'ateneo torinese, al quale venne assegnato l'insegna–

mento di Fisica sperimentale

ll .

Al di là del loro grande nome scientifico, ciò che assumeva maggior significato era

la chiara fede liberale professata da entrambi, destinati in breve a catalizzare l'attenzio–

ne politica della scolaresca. Analoga fu la vicenda di Michele Ferrucci, esule fin dal

1831 , che Cavour si era adoperato per sistemare nel mondo accademico piemontese

senza alcun successo, ed era finito a insegnare Archeologia nell' ateneo pisano, dive–

nendo anche bibliotecario della Libreria universitaria. Sul terreno prettamente cultu–

rale, inoltre, si concretizzarono due altri significativi luoghi di contatto, rappresentati

dalla nuova iniziativa editoriale di Vieusseux, l'«Archivio Storico Italiano», inaugurato

nel 1842 con l'intento specifico di raccogliere in un 'unica sede la tradizione storica

nazionale

l2 ,

e gli «Annali delle Università Toscane», nati a Pisa con l'analogo intendi–

mento di riunire

il

patrimonio disperso degli atenei nazionali. In entrambi i casi, la

carica di politicizzazione espressa dai piemontesi - esemplare

il

rapporto di Vieus–

seux con Gioberti - fu molto marcata. Tra l'altro, sul finire del 1844, Balbo propose

a Capponi e al giovane Leopoldo Galeotti di «tentare un giornale», a Firenze, che

avrebbe dovuto essere appoggiato da un periodico analogo, con spiccati accenti politi–

ci, a Torino, così da stringere le maglie tra i due gruppi

13 •

L'immagine toscana degli ambienti torinesi mostrava dunque un duplice volto, com–

binando la grande enfasi italiana di vari esponenti del campo liberale, ormai punto di

riferimento per molti toscani, contrapposta alle durezze espresse dal sovrano e dall'

en–

tourage

della corte. In questa prospettiva, lo stesso giudizio su Torino assommava in sé

l'ammirazione per una vivace dinamica intellettuale, di natura privata, chiusa nelle

accademie, nei circoli e nei salotti, e la diffidenza per le istituzioni "ufficiali" del pote–

re,

in primis

l'Università, giudicata troppo controllata dal potere sovrano

l4 •

I l

Si veda NICOMEDE BIANCH I,

Carlo Matteucci e l'Tta–

lia del suo tempo. Narrazione,

Torino, Bocca, 1876 e

MARIO NAGARI ,

Ottaviano Mossotti scienziato patriota,

Novara, Istituto per la Storia del Risorgimento, 1989.

12

I LARIA PORC IAN I,

L"'Archivio Storico Italiano".

Organizzazione della ricerca ed egemonia moderata nel

Risorgimento,

Firenze, O lschki, 1979. Un ruolo importan–

te nella vita della rivista svolse, oltre a G iuseppe Pomba e

G iuseppe Bocca, Vincenzo G iannini che ne garantì la

distribuzione torinese, mentre i «soci promotori» erano,

nella capitale sabauda, ben 26, tra cui Cesare Alfieri di

Sostegno, Cesare Balbo, Luigi Cibrario, Giacinto Carena,

Alberto della Marmora, Lorenzo Valerio, Luigi Sauli e

428

Giuseppe Manno.

lJ

G IOVANNI ASSERETO,

Leopoldo Galeotti. Biografia

politica d'un moderato toscano nel periodo preunitario,

in

«Annali della Fondazione Luigi Einaudi Torino», 1971 ,

pp. 87-88.

14

Significativamente, nel corso del biennio 1838-39,

quando si veniva progettando la riforma universitaria

toscana, Gaetano G iorgini, soprintendente alla pubblica

istruzione, prese in esame, insieme agli schemi statutari

delle principali accademie italiane ed europee, anche

il

modello dell'ateneo torinese, ma lo ritenne inadatto sia

perché troppo farraginoso e invecchiato, sia per l'eccessi–

va sorveglianza poliziesca esercitatavi.