

Ieri - affermava
il
foglio albertista - moltissimi servitori della vecchia corte, ed ufficiali di vecchia
data, in mezzo allo squallore universale s'aggiravano per le strade colla gioja manifestamente dipinta
sul volto, facevano crocchi, guardavano le guardie nazionali con aria di trionfo, ridevano alle loro
spalle, e a mezza voce ne insultavano alcune
28 .
Bastò quindi ben poco per scatenare la violenza, ma dal confronto già si era passati
all'insulto. Nel dibattito politico che caratterizza Modena dopo l'annessione è facile
notare una caduta di tono. I grandi progetti, le idealità di ampio respiro, avevano
lasciato il posto a meschine recriminazioni e velenose invettive. Vi era chi, come Can–
nonieri, accusava i modenesi di mancanza di patriottismo e di essere mossi soltanto da
«basse passioni»29 o chi, come Giustiniano Grosoli, non scorgeva intorno a sé che
«interesse, interesse, interesse!! !»30. La frustrazione che faceva eco alle cattive notizie
provenienti dal fronte toglieva slancio a chi aveva tutto puntato sul regno dell'Alta Ita–
lia, la cui realizzazione pareva allontanarsi sempre più.
Nelle campagne, in cui era forte la presenza duchista, aumentavano in misura
preoccupante la delinquenza e il brigantaggio, mentre le grida
Viva Francesco
V,
Viva
Radetzky
si facevano più frequenti 3l .
In più luoghi alzasi
il
vessillo della ribellione, s'insulta alla maestà di Carlo Alberto; sfacciatamente si
strappano bandiere e nappe tricolori per surrogarvi le estensi; né mancano i preti che cantano
l'Ore–
mus
di Francesco V e che predicano sterminio e morte contro i liberali
32 .
Se in città i traffici, i commerci e gli affari languivano, i soldati al fronte cominciava–
no a disertare; alcuni non esitavano a passare al nemico 33 .
Il «Risorgimento» di Torino accusava Modena di essere «pel Duca e non per l'unio–
ne» e di essersi data al Piemonte soltanto per «l'antagonismo coi reggiani»34. Pareva
che il municipalismo, inizialmente indicato come fattore di disgregazione, si fosse tra–
sformato in una molla volta in direzione opposta. Tuttavia sarebbe stato necessario
attendere un decennio per coglierne i frutti in maniera duratura.
Dopo Custoza i ducati sembravano irrimediabilmente perduti per il Piemonte.
Francesco V d'Asburgo-Este ilIO agosto avrebbe fatto solenne ritorno nel suo stato. Il
generale Lichtenstein, incaricato dal maresciallo Radetzky «di rimettere nel Ducato di
Modena la legittima autorità», compiuta la sua missione, comunicava al giovane Sovra–
no che «l'amore del popolo» aveva trasformato la sua marcia in «una entrata trionfa–
le». In Modena e in Reggio regnavano «l'ordine e la tranquillità»35 .
Da quel momento la coccarda tricolore tornava ad essere proibita.
28
Interno. Al comando della Guardia Nazionale,
in «Il
Vessillo Italiano» ,
18
luglio
1848.
Per una ricostruzione di
parte d uchista si veda
T.
BAYARO DE VOLO,
Vita di fran–
cesco V
cit., pp.
260-261.
29
Modena
27
luglio
1848.,
«Il Nazionale»,
28
luglio
1848.
30
Ibidem, L'opinione individuale e l'interesse.
31
Si veda, ad esempio, la dimostrazione duchista di
un gruppo di giovani di Cividale, nella deposizione rila–
sciata il
13
luglio
1848
a Mirandola al delegato governati–
vo dal teste F lo rindo Berni in ARCHIVIO DI STATO DI
MODENA, Austro-Estense,
Atti segreti del Governo Provvi–
sonò. Anno
1848,
Filza XXXV bis, fase.
24.
424
32 GIUSEPPE CAMPI,
Modena
26
luglio,
in
«Il
Vessillo
Italiano».
33 CESARE ROVIGHI,
Interno. Dichiarazione,
in «Il
Nazionale»,
31
luglio
1848;
Notizie della guerra.,
in «Il
Vessillo Italiano»,
26
luglio
1848.
34GIovANNI SABBATINI,
Di una corrispondenza intorno
Modena inserita nel gior. Il Risorgimento,
in «Il Vessillo
Italiano»,
14
luglio
1848.
35
Lettera del generale Lichtenstein a Francesco V,
datata Modena,
16
agosto
1848,
in ARCHIVIO DI STATO DI
MODENA, Austro -es tense , parte VI ,
Carteggi. Atti e
Memorie riferibili al Governo per gli anni
1848-1849,
Filza
IV, fase.
2.