

monte 23 , non paiono del tutto privi di fondamento i commenti ironici dei duchisti a
proposito della universalità del consenso alla proposta politica albertista. Così il «Mes–
saggere», giornale ufficiale della restaurazione duchista, avrebbe pesantemente con–
trobattuto alle dichiarazioni di «voto universale» sbandierato dai moderati, afferman–
do che in realtà le sottoscrizioni spontanee sarebbero state pochissime, nonostante gli
inviti rivolti per lettera ai dicasteri e ai comandanti della Guardia civica affinché faces–
sero pressioni sui sottoposti.
Molti impiegati piuttosto si destituirono, molti civici non intervennero ai comizi, alcuni zelanti che
raccolsero le firme a domicilio ebbero dei rifiuti [... ] Corse voce che le sottoscrizioni non oltrepas–
sassero le 3000; moltissime con condizioni che annullavano o scemavano il valore, altre duplicate o
triplicate, altre di gente incapace di votare. Certo che il loro numero deve essere stato ristrettissimo
e tale da farne arrossire gli stessi maneggiatori dell'affare, perché mai si ardì accennarne in pubblico
le cifre e quel tale elenco, avviluppato con le carte al campo di Carlo Alberto, forse andò perduto
nella confusione e nei frequenti trasporti del quartiere generale assieme all' altro importante docu–
mento dei patti di adesione
24 .
Nonostante tutti gli sforzi, diveniva sempre più evidente la fragilità del moderati–
smo albertista modenese. Lo stesso governo provvisorio presieduto dal Malmusi, poco
dopo era destinato a cadere, sottoposto agli attacchi incrociati dei duchisti e dei
repubblicani 25 , costretto alle dimissioni da quella Guardia civica che per i fedeli di
Francesco V altro non era che un'«accozzaglia di sfaccendati, di artigiani senza lavoro,
di studenti discoli, di rivoltosi per illusione» per nulla rappresentativi dei «veri cittadi–
ni di Modena»26. La sovranità, ceduta temporaneamente al Municipio, passò in tempi
brevissimi al Regno sardo che, annessi i territori di Modena, Reggio, Guastalla e Fri–
gnano, provvedeva a inviare due commissari straordinari, il conte Pietro di Santa Rosa
e il senatore Ludovico Sauli d'Igliano, rispettivamente a Reggio e a Modena.
Il governo piemontese avrebbe avuto vita breve e difficile, bersaglio dell' ostinata
resistenza di larga parte del clero, dell' aristocrazia e dei ceti rurali. Come aveva accu–
ratamente osservato Menabrea,
la
politica di Francesco IV, volta a favorire proprio
queste categorie, potendo oltretutto contare su un efficiente apparato di controllo, era
riuscita ad assicurare una certa stabilità al regime austro-estense 27. All' opposizione era
stato spinto il ceto medio, dal quale traeva prevalentemente alimento il liberalismo
moderato filo-piemontese.
Gli insuccessi militari, insieme alle prime avvisaglie di crisi economica, scelte politi–
che a molti sgradite, come l'acceso anticlericalismo o la durezza riservata a chi era
stato più vicino al duca, avrebbero reso sempre più acuto il clima di tensione. Dalle
parole, in breve si passava ai fatti: la notte del
17
luglio i liberali prendevano a basto–
nate gli avversari:
23
E. NASALLI ROCCA
DI
CORNELIANO,
Atteggiamenti
politici dei Ducati emiliani
cit., p. 21. Decisamente più
massiccio il consenso riscosso a Piacenza e Parma, dove si
espressero a favore dell'unione con
il
Piemonte rispettiva–
mente 38.737 votanti su 39.264 e 37.250 su 39.203.
Ibid.,
pp. 17-18.
24
LEOCADIA DALZINI,
I giornali politici modenesi
durante il governo provvisorio del
1848,
in «Rassegna Sto–
rica del Risorgimento», fase. XI-XII
dt.,
p. 982. Non
diverso
il
commento di un fedelissimo di Francesco V, il
conte Bayard De Volo: «Corse voce che i Deputati di
Modena smarrissero, strada facendo , l'atto originale di
dedizione; e con
dò
volevasi significare che era sì scarso
di firme da non potersi presentare, senza che il contenuto
facesse vergognoso contrasto con la tanto vantata
unani–
mità di volere,
di cui i commissari avevano a farsi gli inter–
preti». Vedi TEODORO BAYARD DE VOLO,
Vita di France–
sco V. Duca di Modena
(1819-1875),
I, Modena, Aedes
Muratoriana, 1983 , p. 252.
25
Per una cronaca dettagliata degli eventi vedi
Mode–
na. Avvenimenti del
18
e
19
giugno,
«il Vessillo Italiano»,
20 giugno 1848. Un interessante resoconto della crisi del
Governo provvisorio è nella lettera inviata dal generale
d'artiglieria Emilio Balbo Bertone di Sambuy, che ebbe
parte attiva nella soluzione della crisi stessa, al conte Tra–
bucco di Castagnetto, segretario privato di Carlo Alberto,
da Modena, alla data 19 giugno 1848, in ARCHIVIO DEL–
L'ISTITUTO MAZZINIANO
DI
GENOVA, n. 2333, cart. 19. Si
veda anche GIROLAMO BERTUZZI,
Giuseppe Malmusi e lo
scioglimento del governo provvisorio modenese nel 1848,
Modena, Stabilimento Poligrafico Artioli, 1966.
26
T. BAYARD DE VOLO,
Vita di Francesco V. Duca di
Modena
cit., p. 245.
27
Le lettere e i rapporti stesi da Menabrea durante la
missione in Emilia e mandati a Torino, di grandissimo
interesse, sono stati parzialmente pubblicati in
L.
F.
MENABREA,
Memorie
cito Per le considerazioni relative
alla realtà modenese, si vedano in particolare le pp. 79-83.
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