

Si illustra il progetto di costituzione promessa dal duca, si invoca la cacciata dei
gesuiti, si parla di armamento e di poteri del futuro parlamento: non ancora di unione
col Piemonte. La missione Ward presso Carlo Alberto deve sancire l'ammissione nella
lega costituzionale italiana e «stabilire le basi delle più intime relazioni». Piacenza, da
sempre «nemica» di Parma, si separa dalla capitale, e con questo accelera il discorso
sulle ipotesi di futura annessione al Piemonte. Già prima dell' allontanamento degli
austriaci ci si dichiara «liberi e italiani»; si parla prima di unione e di diritti comuni,
poi di indipendenza dalla dominazione straniera, inneggiando a Carlo Alberto, guida
alla guerra, che deve avere l'appoggio di tutti gli italiani concordil
4 •
Ma l'opinione della popolazione, almeno a Parma, non è forse così unanime come
appare dalla stampa e dalle pubbliche dichiarazioni. Esiste una minoranza legittimista
fedele ai borboni, e, come sostiene Antonio Gallenga, una non irrilevante presenza
federalista. Il Piemonte è punto di riferimento più per ragioni pratiche che per affinità
ideologiche, che pure non mancano, o simpatie per il suo re, molto discusso per il suo
passato. Gli approdi del dibattito saranno determinati anche da uno stato di necessità
e da ragioni economiche, ben presenti nelle scelte del maggio 1848. Piacenza si è stac–
cata; per la «Gazzetta» è «errore enorme e dannosissimo delitto» non conservare l'in–
tegrità dello Stato: ma questo accelera la spinta di unificazione al Piemonte.
A Parma sono acclamati il barnabita Gavazzi, poi Gioberti che è in questa fase la
figura di maggior rilievo, accolta ovunque con entusiasmo, e non manca il polacco
Mickiewicz che plaude a Carlo Alberto e a Pio IX
15 .
La stampa locale dà ampie notizie dell' apertura del parlamento subalpino, con evvi–
va al re, allo Statuto, all'Italia; allontanato il governo «dispotico» il governo provviso–
rio è orientato verso la soluzione più ragionevole, quella dell'unione con Torino; non è
più possibile temporeggiare e occorre legittimare questa scelta. La «Gazzetta» pubbli–
ca con grande rilievo il testo della lettera inviata da Antonio Gallenga a Piroli, sulla
necessità di pronta unione al regno di Carlo Alberto. Come rileva Aldo Garosci, l'ex
mazziniano adduce ragioni pratiche: è necessario darsi al Piemonte «senza indugio e
senza riserve»; è un passo verso l'aggregazione generale di uno stato piccolo e isolato;
il regno di Sardegna è il più forte, e occorre aumentarne il peso e le dimensioni. La
fusione reca i maggiori vantaggi geografici e materiali.
La provvisorietà nuoce; bisogna con Piacenza, i milanesi, i modenesi unirsi a Carlo
Alberto che rappresenta la causa d'Italia e ne è di fatto arbitro solo.
È
l'unico che agi–
sce in buona fede; ha un esercito e delle possibilità; l'Italia non può combattere senza
di lui. Gallenga ritiene che qualunque sia il risultato della guerra, Parma potrebbe
facilmente restare unita al Piemonte. Esprime la stessa esortàzione in un pubblico
comizio: si associano a lui altre autorevoli figure, come Ermenegildo Ortalli
16 .
Ma ci sono sfumature nell'apparente unanime consenso: c'è chi propone una for–
mula per l'annessione:
Ci
aggreghiamo
al
Piemonte, ma se la Lombardia si aggregherà anch'essa [.. .] desideriamo far parte
di quella assemblea costituente lombarda che fonderà su basi più larghe la costituzione, o ad ogni
modo essere accolti sotto questa costituzione.
E ancora:
Desideriamo che le rendite patrimoniali dello Stato nostro sieno destinate a particolari utilità dello
Stato, mantenendo, crescendo, migliorando i pubblici istituti, allargando massimamente quelli delle
scienze e degli studi
17.
14
«La Gazzetta di Parma», 11 , 18,22 e 25 marzo; 1
aprile 1848.
15
«La Gazzetta di Parma», 3 maggio 1848. Menabrea
nelle sue memorie (pp. 84 e 85) afferma che a Parma
15.000 persone ascoltano Gavazzi, e riporta le dichiara–
zioni di Mickiewicz.
16
ALDO GAROSCI,
A ntonio Gallenga, vita avventurosa
di un emigrato delt'Ottocento,
Torino, Centro Studi Pie-
416
montesi, 1979. L'analisi della lettera di Gallenga alle pagi–
ne 236-239. La lettera, pubblicata
in
un supplemento a
«La Gazzetta di Parma», è edita
in
opuscolo:
Intorno alla
necessità di una pronta unione dello Stato di Parma al
Regno di Carlo Alberto,
Parma, Ferrari, 6 maggio 1848.
Vedi anche «La Gazzetta di Parma» , 8 e 9 maggio 1848.
17
«La Gazzetta di Parma», supplemento al numero
del 13 maggio 1848.