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Modena, è per l'Austria un punto strategico da sempre sotto controllo; ora al riformi–

smo che cresce e alla lega doganale si progetta di contrapporre un 'unione economica

dei due ducati padani con Vienna, per un'intesa conservatrice. Carlo II non ignora la

scarsa simpatia dell'opinione pubblica parmense nei suoi riguardi, e pur volendo man–

tenere buoni rapporti personali con Carlo Alberto chiede, per necessità, che l'esercito

austriaco rimanga a Parma.

Una diffusa ostilità nei riguardi dei Borboni è segnalata un po' ovunque: a Pontre–

moli, recente acquisto, a Piacenza, e «probabilmente anche nelle truppe»9.

Andrebbe approfondita, in questa fase delicata, l'opera mediatrice di Soragna, e

insieme il tentativo di Cantelli per l 'ipotesi di un governo riformatore. Si apre una

parentesi di attesa e di calma apparente anche perché l'esercito austriaco mantiene

l'ordine. L'opinione liberale

è

attenta a quanto accade a Roma e in Toscana, e in parti–

colare nel regno di Sardegna. «La Gazzetta di Parma» ha corrispondenti da Torino e

da Genova, che parlano delle riforme, della lega, dell' amicizia tra Carlo Alberto e Pio

IX, e di come «il Re vegga necessario l'armarsi» lO.

Dà notizia delle manifestazioni genovesi, e, dal gennaio '48, della rivoluzione paler–

mitana, della costituzione al sud, e quindi dello Statuto promesso da Carlo Alberto, di

cui illustra i punti fondamentali. Non mancano le notizie di Francia e dei discorsi di

Pio IX, con accenti ritenuti favorevoli alla causa italiana

II .

A Parma, e più ancora a Piacenza, che mal sopporta i privilegi della capitale, si

guarda al Piemonte, e crescono aspirazioni liberali e costituzionali; la convenzione

militare tra l'Austria e Carlo II, che non intende mutare nulla restando fuori dal moto

riformatore, impedisce ogni libera manifestazione di sentimenti e allontana ancor più

la popolazione dal governo.

Con il 20 marzo e la reggenza, composta da uomini sicuramente vicini al «partito

piemontese» e a Carlo Alberto che ha concesso uno Statuto e subito dopo fa guerra

all'Austria, si apre una fase di rapporti importanti, che sfocerà nella «fusione». Alla

vigilia del crollo, Pescatori sottolinea il peso dell' azione dei «novatori» largamente

sostenuti dal Piemonte; denuncia debolezze del governo duchista (<<mai arrestato chi

gridava

Viva Carlo Alberto»)

e la «tortuosa politica del gabinetto piemontese e le sue

velleità bellicose». Per lui il re di Sardegna che corre in soccorso dei popoli soggetti

all'Austria oppone ai vincoli di sangue e di gratitudine l'ambizione di divenire re d'Ita–

lia, oppure più probabilmente

è

trascinato dalle minacce della setta rivoluzionaria

12 •

Emilio Nasalli Rocca parla di «pressioni dirette e indirette» del governo piemonte–

se, che definisce «cauto», ma nello stesso tempo «ben determinato a cogliere tutte le

occasioni favorevoli all'ingrandimento dello Stato Sardo». Luigi Federico Menabrea,

nelle sue memorie, descrive l'entusiasmo, a Piacenza, nei suoi riguardi da parte della

popolazione: luci, musiche, entusiasmo, e i cavalli della carrozza dell'inviato piemon–

tese staccati, e l'ospite portato in trionfo a braccia

l3 •

Maestri, Sanvitale, Cantelli, Pellegrini, Gioia sono noti per il loro atteggiamento

filopiemontese: dopo il '48 alcuni di loro esuli a Torino continueranno la loro battaglia

politica coerente. Con il governo provvisorio, e sino alle votazioni per la fusione, illin–

guaggio della stampa e delle autorità

è

molto simile a quello dei giornali genovesi: ci si

dichiara vicini ai «cari fratelli italiani», di nazionalità, «sommo bene», di libertà locali,

guardia civica, istruzione, libertà di stampa, lega, guerra all'Austria.

9

Ibidem,

p. 100, Si tratta di una memoria dell'arcidu–

ca Massimiliano G iuseppe d 'Este , ch e es prime gravi

preoccupazioni per la situazione parmense.

lO

Le corrispondenze sono siglate G. V. (Gioachino

Valerio?), G . P., G . M., «La Gazzetta di Parma», 5 gen–

naio 1848.

11

«La G azzetta di Parma», 22 gennaio; 9, 16,19 feb–

braio; 4 marzo 1848.

12

A. PESCATOR.l,

Il declino

ciL , p. 96.

13

EMILIO NASALLI ROCCA,

L'orientamento politico dei

Ducati Emiliani,

in

Atti del XXVII Congresso di Storia del

Risorgimento Italiano,

Milano, Cordani, 1948, pp. 473-

494, p. 480. LUIGI FEDERICO MENABREA,

Memorie,

a cura

di LETTER10 BRIGUGLIO e LUIGI BULFERETTI, F irenze,

Barbera, 1971. Menabrea cosÌ descrive l'accoglienza tri–

butatagli: «Ies honneurs dont entourait le répresentant du

coi

Charles Albert ; [.. .

l

des cris d 'enthousiasme s'élevè–

rent de tout p art, les misons s' illuminèrent, on detacha

mes chevaux et ma voiture fut trainée en triomphe

à

b ras

d 'hommes», pp. 75 e 76.

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