

Dal canto suo Musset non nominava Torino che di sfuggita; più attento fu suo fra–
tello Paul che, dedicando a Torino due capitoli del suo viaggio in Italia, rese omaggio
al movimento intellettuale che la animava 51 .
Con Ernest Renan, con il quale, volendo, si potrebbe chiudere il mezzo secolo
romantico, si tornava disperatamente indietro. Nel
1849,
egli scriveva: «L'aspect, la
langue, tout est français dans ce pays. L'art est du dernier médiocre; à part l'incompa–
rable horizon des AIpes, le pays est triste, le ciel atone»52 .
Girare l'Europa non
è
più un'avventura, ma una vacanza [... ] Il viaggio organizzato
del turista ottocentesco [... ] si qualifica come viaggio d'evasione, di vacanza, al limite
senza scopo. Così Cesare De Seta, che nello stesso tempo ammonisce: «Una vita peni–
tente di studi non sarebbe sufficiente a dipanare l'aggrovigliata matassa di un tema di
tale portata: proprio perché i viaggiatori non si contano e le problematiche che l'argo–
mento sottintende sono innumerevoli»53 .
La bibliografia generale del De Seta era stata preceduta, nel
1962,
da quella di Gian
Carlo Menichelli sui viaggiatori francesi nell'Italia dell'Ottocento, ricca di poco meno
di duemila titoli 54 e 1'argomento
è
stato poi sviscerato, nel quadro delle ricerche siste–
matiche intraprese da alcuni studiosi, tra i quali
J
ean Sénelier 55 e, per il Piemonte,
dallo stesso fondatore del Centro interuniversitario di ricerche sul «Viaggio in Italia»
(CIRVI),
Emanuel Kanceff, che ha dato un primo sunto sistematico dei risultati ottenuti
dalla ricerca contemporanea e dal quale abbiamo ripreso qui alcuni spunti
56 •
Cosa potevano aspettarsi Torino e il Piemonte dal turismo di massa, all' epoca dei
Baedeker e dei Cook? Quale rinnovamento dei vecchi stereotipi risalenti al Montaigne
e al presidente De Brosses (che pure profetizzava già il destino egemone del re di Sar–
degna)?
È
errata secondo il Kanceff l'idea di una Torino fuori dalle strade del viaggio
in Italia: fin dalla fine del Medioevo, Torino, crocevia, punto focale delle strade pada–
ne verso paesi di favola, Venezia e Roma, ebbe un posto importante. Ma il mito
moderno e in parte ancora odierno di Torino chiusa e inospitale, dove triste era la vita
di corte, severa l'etichetta, chiusa e gelosa l'aristocrazia, non si lasciò debellare facil–
mente. Sicché,
così, malinconicamente, per lo meno nelle testimonianze francesi - scrive
il
Kanceff - Torino si pre–
para a giocare quel ruolo primario di capitale d'Italia che ormai incombe nel suo destino. Torino
fervente sotto la cenere, Torino inquieta sotto la maschera della tranquilla saggezza. Questa masche–
ra, i suoi vicini francesi hanno voluto veramente sollevarla? Troppo condizionati dalle contese politi–
che, forse anche troppo orgogliosi per una grandezza che aveva cambiato mano, troppo immersi
negli eventi per poterli leggere nettamente, non pare che essi siano stati perfettamente lucidi nei loro
giudizP7.
Se questa mancanza di lucidità - opinabile e non generalizzata - abbia nociuto allo–
ra e in appresso alla causa di Torino, del Piemonte e dell'Italia,
è
questione che mi
sembra potersi trattare in altra sede.
51
E. KANCEFF,
Op. cit.,
p. 47. Si veda anche
Ville de
Paris, Dessins d'écrivains français du XIX e siècle,
Paris,
Maison de Balzac, 1983.
52
Ibidem,
p. 48.
53
CESARE DE SETA,
L'Italia nello specchio del "Grand
Tour»,
in
Storia d'Italia,
Annali 5 ,
Il paesaggio,
Torino,
Einaudi, 1982, p. 127.
54
GIAN CARLO MENICHELLI,
Viaggiatori francesi reali
o immaginari nell'Italia dell'Ottocento.
Primo saggio bi-
460
bliografico, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1962.
È
una bibliografia di 1676 titoli (per i viaggi reali) e di 200
(per i viaggi immaginari).
55
Si tratta
di
una bibliografia di quasi tremila titoli di
Voyageurs français en Italie du Moyen A ge
à
nos jours. Pre–
mier essai de bibliographie,
«Biblioteca del viaggio in Ita–
lia», CIRVI, in corso di stampa.
56
E. KANCEFF,
op. cito
57
Ibidem,
p.
49.