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G ALLO G ALLINA,

Venditor di

tnfole. Pescivendole.

Incisione

in

rame, acquerellata,

in

lo.,

Costu–

mi di Torino ,

Torino, Marietti,

1834 (ASCT,

Collezione Sime–

om,

D

1991).

in materia d'igiené . Ma il provvedimento andava ben al di là delle esclusive esigenze

di prevenzione sanitaria. Si trattò di un tipico intervento di ridefinizione delle fonda–

mentali caratteristiche urbane della capitale, sulla scia di quelli che avevano da almeno

due secoli trasformato la città per farla corrispondere alle caratteristiche ideali di una

capitale moderna: prima militare, poi aulica, infine decentemente borghese. Alle usan–

ze mercantili di un centro urbano tradizionale si sovrappose l'esigenza di uno spazio

"civile ", pulito, fisicamente sgombro, silenzioso; persino l'antichissimo mercato dei

grani di piazza San Carlo, celebrato in mille immagini e parte dell'identità cittadina si

dovette spostare «sotto li portici della casa Lucerna di Rorà, situata dal lato a ponente

della nuova piazza Carlo Felice a Porta Nuova»7.

Le autorità cittadine sembrarono molto soddisfatte della soluzione adottata e nell'a–

prile del

1836

bandirono un appalto per i lavori che avrebbero dovuto rendere stabili

le soluzioni adottate con «la costruzione di tettoie, e trabacche nei due primi quadrati

del piazzale Emanuel Filiberto, secondo i disegni del sig. Ingegnere Barone»8. Ancora

più definiti i propositi del marchese Michele Benso di Cavour, vicario e sovrintenden–

te di Politica e Polizia della capitale. In una lunga istruzione sui mercati del dicembre

di quello stesso anno, Cavour, dopo essersi compiaciuto per il rapido realizzarsi dei

progetti a Porta Palazzo, determinava le regole per il sorteggio dei posti sotto le nuove

tettoie e fissava i criteri del commercio ambulante. Si ritrova qui una delle novità più

significative: da un lato il vicario avrebbe voluto impedirne totalmente l'esercizio; dal–

l' altro si rendeva conto che le esigenze della cittadinanza più lontana dal nuovo merca–

to non potevano essere soddisfatte senza ricorso «alle rivendugliole ambulanti». L'am–

missione secondo la quale le intermediarie erano necessarie è molto significativa: la

loro presenza autorizzata dal municipio non poneva soltanto nuovi problemi di decen-

6

Vedi da ultimo

N ARCISO N ADA,

Il Piemonte sabaudo

dal

1814

al

1861, in

Il Piemonte sabaudo dal periodo napo–

leonico al Risorgimento ,

Torino, UTET, 1993 , p. 258.

7

Manifesto dell'Uffizio del Vicariato, 3 ottobre 1835

in ASCT,

Carte sciolte,

n. 5076.

8

Manifesto della Città di Torino, 6 aprile 1836 in

18

ASCT,

Carte sciolte,

n. 4744. La Città di Torino prose–

guirà a lungo in questa politica di edificazione di mercati:

nel 1847 fa rà bandire un concorso per edificare un impo–

nente macello e mercato di commestibili «presso la piazza

Carlo Felice». Manifesto 11 marzo 1847 in ASCT,

Editti e

manif esti,

1847, voI. Lill,

c.

144.