

GALLO GALLINA,
Brentatore e
mercato del vino .
Incisione in
rame, acquerellata,
in
ID.,
Costu–
mi di Torino,
Torino, Marietti,
1834 (ASCT,
Collezione Sime–
om,D 1993).
za, di decoro e di sorveglianza, ma anticipava il nuovo atteggiamento che la crescita
demografica e una maggiore complessità della società torinese imporranno nei con–
fronti dell'intermediazione commerciale e della bottega fissa. Certo, nel dicembre del
1836 era l'aspetto disciplinare a interessare maggiormente il vicario; le necessità del
commercio ambulante non avrebbero dovuto consentire la circolazione delle «riven–
dugliole» nel centro storico ma solo in periferia, né permettere la costruzione di «pan–
che col pretesto di riposarsi» nelle zone loro consentite, né l'uso di casse e carrette, ma
solo di piccole sporte a mano le cui merci non si sarebbero potute annunciare «gri–
dando sia per le pubbliche vie, che nello interno delle case». Chi invece aveva banco
fisso nei nuovi mercati non avrebbe potuto usare insolenze verso chicchessia , né
annunciare il proprio commercio «con grida e schiamazzi», né chiamare i clienti muo–
vendosi dal proprio posto per invitare chi già stava comprando altrove a venire sul
proprio banco né assoldare gente a farlo per lui all'interno o all'esterno del mercato.
Non tutto l'editto, però, era destinato a promuovere disciplina e decenza.
In
questo
testo di Cavour si ritrovano tracce molto rilevanti dell' antica concezione del mercato
come unico luogo fisico e legittimo dello scambio che continuava ad essere distorto
dalla funzione esclusivamente inflaziorustica degli intermediari commerciali: se, come
si è detto, l'autorizzazione
al
mercato ambulante preannunciava l'inevitabile accetta–
zione della figura del commerciante-intermediario con bottega fissa, nel dicembre
1836 le autorità cittadine sembravano ancora molto lontane dall' averne accettato la
logica e le conseguenze
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Ma la strada imboccata (espulsione dal centro dei mercati, cura dell'igiene e del
decoro, constatazione della necessità degli intermediari) si faceva sempre più decisa
anche se approdava a soluzioni curiose e interessanti, spesso a causa della loro relativa
impraticabilità. Nel dicembre 1843 ancora Benso di Cavour, constatato di nuovo che i
mercati non sono sufficienti a garantire l'approvvigionamento della città autorizzava,
attraverso permessi nominativi, il commercio ambulante di «donne che giustificheran-
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Provvedimento del vicario Michele Benso di Cavour,
16 dicembre 1836
in
ASCT,
Carte sciolte,
n. 5077.
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