

MARCO NICOLOSINO,
Piccoli commerci nell'attuale piazza Bodoni. Disegno a china con ritocchi all 'acquerel–
lo,
ante
1827 (ASCT,
Collezione Simeom,
D 238).
pur accennandolo, un dato banale e per lui forse troppo prosaico: a Torino i trasferi–
menti erano stati possibili proprio per le ridotte dimensioni della città e per la presen–
za di spazi utilizzabili nella primissima "periferia". Una simile realizzazione a Parigi
sarebbe stata, ad esempio, improponibile, anche se auspicata. Ciò non toglie che quel
trasporto avesse avuto conseguenze notevoli sul costume cittadino ed avesse contri–
buito alla tipica immagine ottocentesca di una Torino ordinata, pulita, silenziosa. Tut–
tavia, durante gli anni quaranta, i vicari si trovavano di fronte a non poche resistenze
nel realizzare questo più generale programma di «nettamento» del centro cittadino
dagli antichi usi che lo volevano anche sede commerciale. Ritornando sulle questioni
già discusse nel documento del 1843, infatti, l'ufficio del Vicariato doveva constatare,
il 16 marzo 1847, che il centro cittadino era ancora sede di vendite «di erbaggi e
comestibili in ambulanza, sotto ai portiçi della via di Po, e specialmente dei due ultimi
suoi isolati, e nelle altre parti della presente città, con grave incaglio del pubblico tran–
sito» e serio danno per coloro che lavorano legittimamente nei mercati di piazza Ema–
nuele Filiberto. TI Vicariato si vedeva costretto a emanare nuovi ordini molto severi,
tra i quali l'odioso rinnovo dei premi in denaro a chi denunciasse gli abusivi oltre che
la limitazione del numero di permessi agli ambulanti, ormai ridotti a 160 in totale
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In definitiva, nel periodo 1835-1847, la capitale piemontese assisteva a un tentativo
(che si può dire in gran parte riuscito) di trasformazione di costumi antichissimi che
vedevano in ogni luogo "aulico" della città anche la sede naturale della socialità più
immediata e dello scambio commerciale diretto. Tutto ciò venne trasferito e regola–
mentato da spazi definiti e limitati: quelli costruiti con grande dispendio nell'attuale
Porta Palazzo e nella zona di Porta Nuova e piazza Carlo Felice. Tale trasformazione,
per quanto immaginata per soddisfare esigenze prima di tutto igieniche, avrà almeno
due rilevanti conseguenze: da un lato ridefinirà il centro aulico, al di là delle resistenze
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Uffizio del Vicariato, 16 marzo 1847 in ASCT,
Editti e mam/esti,
1847, val. LIll,
c.
147.
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