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clesiastica e chiericale piana, senza evidenti contraddizioni – contrad-

dizioni che vadano al di là di una normale dialettica tra enti e uomini di

Chiesa –, per nulla toccata da fenomeni di contestazione palese o sot-

terranea. Ciò risulta tanto più sorprendente se pensiamo che non lon-

tano da Torino – da Chieri alle valli di Lanzo, da Cuneo alle vallate del-

le Alpi occidentali – a partire dallo scorcio del Duecento gli Inquisitori

domenicani e francescani operano attivamente, individuando numero-

sissime presenze eterodosse. Fermiamoci, dunque, su siffatta stranezza.

5.

L’assenza di eretici: una peculiarità.

Nell’area corrispondente al territorio dell’attuale provincia di Tori-

no, nel

xiv

secolo risultano numerosissime presenze ereticali. La geo-

grafia eterodossa concerne in prevalenza le vallate dell’arco alpino a oc-

cidente di Torino, dalle valli di Lanzo alla valle Po, ma anche il trian-

golo di pianura che ha vertici in Pinerolo, Saluzzo e Torino, oltre che

Chieri e il suo territorio

77

. Torino, però, rappresenta una sorta di limi-

te a quelle presenze: anzi, nell’ampia documentazione inquisitoriale e

non, mai compare un eretico che sia originario di Torino o che in que-

sta città risieda. Si tratta di un problema del quale non si riescono a in-

dividuare gli assai misteriosi termini. Torino appare assolutamente stac-

cata da qualsiasi legame con le realtà ereticali che la circondano: essa è

esente dal «contagio» eterodosso, né c’è notizia di una qualche azione

missionaria dei non pochi predicatori itineranti che si muovono in spa-

zi anche molto ampi. Perché? Gli interrogativi si moltiplicano senza po-

ter andare al di là di una constatazione. Neppure possiamo pensare a

trascuratezza delle autorità ecclesiastiche e inquisitoriali. I vescovi di

Torino collaborano con gli Inquisitori

78

. Agli inizi del Trecento l’Inqui-

sitore Francesco di Pocapaglia è spesso in Torino per incontrare il ve-

scovo Tedisio o il piemontese Papiniano della Rovere, allora vescovo di

Parma. Nel 1373 l’Inquisitore Tommaso di Casasco motiva la sua azio-

ne repressiva nelle valli di Lanzo sulla base delle informazioni avute dal

vescovo Giovanni di Rivalta. Nel 1387 l’Inquisitore Antonio di Setti-

mo richiede la presenza del vicario episcopale, Tommaso Pellicerio, nel-

la sua azione contro due «Valdesi» di Sangano, per rispettare quanto

Vita religiosa e uomini di Chiesa in un’età di transizione

319

77

Cfr.

g. g. merlo

,

Eretici e inquisitori nella società piemontese del Trecento

, Torino 1977,

pp. 75-120;

id

.,

Valdesi e valdismi medievali

, Torino 1984, pp. 7-42;

id

.,

Identità valdesi nella sto-

ria e nella storiografia

, Torino 1991, pp. 115-36.

78

Per i dati che seguono cfr.

merlo

,

Eretici e inquisitori

cit., pp. 128 sg.