

cittadina, deve avvenire in armonia con l’autorità ecclesiastica e mona-
stica: si direbbe che l’abbazia di San Solutore svolga simbolicamente il
ruolo di centro mediatore tra passato e presente, ovvero tra tradizioni,
istituzioni e idealità religiose di origine diversa, in attesa che il santo pa-
trono e la sua chiesa possano diventare i perni saldi e ben funzionanti
di una nuova e compiuta religiosità civica.
Altro ente religioso che entra in relazione con la città, è il convento
dei frati Minori, al quale sono affidati «omnes libri actorum publico-
rum curie Taurini», redatti annualmente: gli edifici francescani fun-
zionano da sede dell’Archivio Comunale, poiché in essi, inoltre, devo-
no essere custoditi «omnes libri veteres ipsius comunis»
93
. Al guardia-
no dei frati Minori, poi, è attribuito un compito di garanzia formale
nella trasmissione delle lettere contenenti questioni da sottoporre al pa-
rere di qualche esperto non residente in Torino: compito che può an-
che essere svolto dal priore dei frati Predicatori o dal preposito degli
Umiliati
94
. Siffatte indicazioni attestano di legami che hanno altre ma-
nifestazioni, anteriori e posteriori. Due soli esempi: nel 1300 il Mag-
gior Consiglio torinese si riunisce «in claustro» dei frati Minori
95
; nel
1331 frate Ogerino, preposito degli Umiliati di Torino, ricopre la cari-
ca di «massarius» della città
96
. Non possiamo spingerci oltre nel forni-
re dati minuti, che comunque convergono nel documentare legami in
generale accertabili per quasi ogni località in cui sono presenti mona-
steri umiliati e conventi francescani e domenicani
97
. Resta da notare
che, a partire dall’ultimo quarto del Duecento, Savoia e Acaia intrat-
tengono relazioni assai strette con gli ordini mendicanti, soprattutto
con i frati Minori
98
. Ma questo è argomento che tocca in modo solo mar-
ginale la città di Torino: com’è noto, gli Acaia scelgono come riferi-
mento religioso e come santuario della loro stirpe la chiesa e il conven-
to di San Francesco di Pinerolo
99
.
Nel Trecento gli Acaia e i Savoia sembrano sensibili a un nuovo san-
tuario torinese: la «ecclesia» di Santa Maria della Consolazione, ovve-
ro la cappella dell’antico priorato di Sant’Andrea contenente la «yma-
Vita religiosa e uomini di Chiesa in un’età di transizione
323
93
Ibid
. (rubr.: «De libris actorum publicorum curie Taurini reponendis in scrineo in domo fra-
trum Minorum»).
94
Ibid.
, p. 69 (rubr.: «De non mittendo aliquas consiliaturas alicuius questionis extra civita-
tem Taurini»).
95
BSSS, 44, p. 322, doc. 29.
96
HPM
,
Chartarum
, I, doc. 1030, col. 1582.
97
Cfr.
merlo
,
Tra «vecchio» e «nuovo»
cit., p. 191;
id
.,
Tra eremo e città
cit., pp. 151 sgg.
98
Cfr.
ibid
., pp. 173 sgg.
99
Cfr.
a. piazza
,
I frati e il convento di San Francesco di Pinerolo
, Pinerolo 1993, pp. 27-30.