Table of Contents Table of Contents
Previous Page  336 / 852 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 336 / 852 Next Page
Page Background

322

Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

dal consiglio di credenza, i «rettori» della società: tra i compiti dei de-

legati c’è di provvedere alla luminaria e alle vesti che dovranno indos-

sare i musicanti

89

. L’impressione è che questa festa rappresenti il mo-

mento più significativo di quella religiosità civica a cui già s’è fatto cen-

no.

San Giovanni Battista è il patrono della città. Sappiamo che nei pri-

mi decenni del

xiv

secolo, in occasione della sua festa, appare consoli-

data la consuetudine di svolgere una grande processione che, passando

per vie e piazze, giunge alla omonima cattedrale. Essa, in generale e a

livello simbolico, ha la funzione di rappresentare una celebrazione col-

lettiva della «civitas», della concordia cittadina, nel rispetto e nella

riaffermazione delle gerarchie sociali e politiche: una «celebrazione»

che, per contro, non poteva non risentire dei contrasti e delle lotte, co-

me quando nel 1327-28 il consiglio comunale proibì ai nobili di più an-

tica origine, appartenenti ai cosiddetti «albergi» o «hospicia», di por-

tare i propri ceri nella chiesa di San Giovanni

90

. È un provvedimento

che sembra preannunciare quanto più volte ribadito negli statuti della

Società di San Giovanni Battista del 1389, che escludono la parteci-

pazione all’associazione di «omnes de hospitiis, agnationibus et alber-

gis illorum de Ruore, de Silis, de Czuchis, de Borgensibus, de Becutis

et de Gorzano»

91

.

San Giovanni e la sua cattedrale non sono l’unico riferimento reli-

gioso della città. Di operante realtà è ancora il rapporto che gli statuti

trecenteschi definiscono tra la «civitas Taurini» e i beati martiri Solu-

tore, Avventore e Ottavio e l’antico monastero ad essi dedicato: vica-

rio, giudice e consiglieri – le autorità civili cittadine – hanno l’obbligo

annuale di «visitare» l’ente monastico insieme con il preposito della

Chiesa torinese e/o il vicario del vescovo e con alcuni canonici del capi-

tolo cattedrale al fine di «providere», in accordo con l’abate e i mona-

ci, «circa servicium ipsius ecclesie» e alla manutenzione delle strutture

edilizie del complesso abbaziale

92

. Insomma, il legislatore attribuisce un

rilevante valore cittadino al fatto che il monastero di San Solutore sia

servito in modo conveniente dal punto di vista liturgico e conservi un

aspetto esteriore decoroso, ossia che non corra alcun rischio di decade-

re religiosamente e materialmente; ma ciò, pur partendo dall’iniziativa

89

r. comba

,

Lo spazio vissuto: atteggiamenti mentali e «costruzione» del paesaggio urbano

, in

comba

e

roccia

(a cura di)

,

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit., pp. 33 sg.

90

Ibid.

, pp. 33 e nota 121.

91

BSSS, 138/2, pp. 4, 10, 57. Cfr.

barbero

,

La violenza organizzata

cit., pp. 400 sgg.

92

Gli Statuti di Torino

cit., p. 117 (rubr.: «De vissitatione facienda apud monasterium Sancti

Solutoris maioris»).