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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

stati ordinati non meno di 2400 e non più di 5300 nuovi chierici, ossia

un numero medio di circa 3700-3850 tonsurati: insomma, una quantità

non trascurabile. Certo non sappiamo quanti di loro, poi, accedessero

agli ordini maggiori (diaconato e sacerdozio). Tuttavia, lo stato chieri-

cale risulta esercitare una forte attrazione.

La tabella 2 aiuterà a cogliere il contributo numerico delle singole lo-

calità nel reclutamento chiericale. Questa tabella richiederebbe una com-

plessa e lunga analisi che non è possibile in questa sede. Limitiamoci qui

a constatare che sono torinesi 33 chierici: un numero assoluto, che dà

un numero medio annuale di poco inferiore alle 5 unità e che supera la

quantità di chierici provenienti da Pinerolo (25), da Avigliana (23), da

Chieri (22), da Carignano (18). Il dato su Torino presenta una sua pe-

culiarità ad attestare una continuità senza particolari picchi e particola-

ri cadute, com’è invece constatabile per le altre località, maggiori e mi-

nori. Il numero di chierici torinesi che ricevono la prima tonsura in que-

gli anni è, in assoluto, troppo esiguo per poter impegnarsi in analisi

sociali di una qualche attendibilità. Certo è che vi troviamo membri del-

le famiglie Borgesi, Alpini, Beccuti, Gorzano, Ainardi: insomma ap-

partenenti a gruppi parentali cittadini eminenti

70

.

Quando invece si voglia sapere dei caratteri e dei comportamenti del

clero torinese, occorre necessariamente lasciare la dimensione quantita-

tiva e statistica per cercare informazioni qualitative. Documenti parti-

colarmente utili in proposito sono alcuni atti del vescovo Giovanni di

Rivalta degli anni 1378, 1379 e 1385, che riferiscono delle inchieste di-

sciplinari a cui furono sottoposti i rettori delle chiese di San Gregorio,

di San Giacomo, di San Tommaso e l’arciprete della chiesa cattedrale

71

.

Se escludiamo il caso di Giovanni, rettore di San Gregorio, accusato di

rissa con un sarto, si tratta in generale di accuse riguardanti violazioni

dell’obbligo di castità. Bertino, prete di San Giacomo, ammette di aver

ricevuto talvolta «alique publice meretrices». Guglielmo, prete di San

Tommaso, aveva avuto una tresca con Michela, moglie di Stefano di Su-

sa. Più intricata la vicenda di Giovanni, «archipresbiter» di Torino: egli

aveva una relazione con Valencia, moglie di «magister» Perino Rateri,

con conseguenti episodi rocamboleschi di cui sarebbe stato protagoni-

sta un suo servitore; su un altro piano, è accusato di aver provocato «sci-

smata, rancores et odia» tra «persone beneficiate et intitulate» della

70

Fondamentale sulle classi sociali di Torino bassomedievale è il contributo di

m. t. bonardi

,

Dai catasti al tessuto urbano

, in

comba

e

roccia

(a cura di)

,

Torino fra Medioevo e Rinascimento

cit.,

pp. 55-118.

71

AAT, Protocolli notarili, 6.13, ff. 29

r-v

, 39

r

-44

r

, 88

r

.