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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
cento, il clero torinese pare aver raggiunto buoni livelli di coesione e so-
lidarietà. Lo suggerisce un documento del 1366
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, che attesta una presa
di posizione di assoluta uniformità di tutti i chierici della città di fron-
te a una curiosa ingiunzione fatta loro del commissario apostolico avi-
gnonese «super ussuris et contractibus ussurariis». L’ingiunzione pre-
vedeva che i canonici del capitolo, il priore di Sant’Andrea e i rettori di
San Gregorio, di San Silvestro, di Santa Maria «de Dompno», di San-
t’Antonino, di San Giacomo, di San Tommaso e di San Pietro «curte
ducis», oltre che denunciare pubblicamente, nelle messe mattutina e ve-
spertina, gli usurai Nicolao e Bartolomeo degli Ainardi, ogni giorno su-
bito dopo la celebrazione della «magna missa» del capitolo «inducti ipso-
rum superpelliciis cum cruce, stola et aqua benedicta», portando una
«libitina mortuorum», si recassero in processione davanti alla casa di
quegli usurai, cantassero ad alta voce alcuni salmi, infine lanciassero con-
tro la porta della casa tre pietre. Orbene, solidalmente, canonici, ret-
tori e cappellano protestano in modo assai duro soltanto contro l’im-
posizione di trasportare la «libitina que lectum mortuorum appellatur»,
poiché ciò andava contro qualsiasi norma canonica e consuetudine ec-
clesiastica e contro la «auctoritas et dignitas» dello stato chiericale, che
anzi ne riceveva grande «dedecus, vilipendium et vituperium». Si trat-
tava, insomma, di un obbligo – comportante gesti rituali non privi di
una spettacolarità
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di tipo macabro – generatore di «scandalo», che i
chierici torinesi rifiutavano e respingevano, poiché assurdo per chi con
le proprie mani celebrava il «Divinum sacrificium» e, al tempo stesso,
sarebbe stato costretto a portare con le proprie mani, e sopra le proprie
spalle, quell’oggetto/simbolo di morte.
4.
Il corpo chiericale e la vita dei chierici.
Per i secoli del primo e del pieno medioevo è assai difficile illustra-
re quali caratteri abbiano avuto il corpo chiericale e la vita dei chierici
di Torino e della sua diocesi. Negli ultimi secoli del medioevo il discor-
so cambia poiché al riguardo la documentazione si fa più ricca, e talora
persino troppo ricca. Cercheremo qui di seguito di fornire talune infor-
mazioni fondate soprattutto sui registri notarili dell’episcopato torine-
se: ribadendo che si tratta di analisi necessariamente frammentarie, ep-
pure sufficienti, crediamo, a offrire spiragli di comprensibilità su aspet-
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BSSS, 106
, pp. 230-35, doc. 104.
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In generale, sulle «cerimonie di derisione collettiva, di scherzi, di carnevalate» nell’area su-