

310
Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
nici locali: perciò vescovo Guido e capitolo deliberano che chiunque ac-
quisisca una «dignità» debba risiedere, dopo l’assegnazione, almeno per
un anno «in civitate et in ecclesia Taurinensi», altrimenti non possa ri-
scuotere i redditi pertinenti, i quali saranno devoluti alla quota spet-
tante ai canonici che partecipano ai «Divina officia». Esistevano, poi,
altri canonici che, dopo aver ottenuto «canonicatus et prebende», si as-
sentavano trasferendosi in località anche molto lontane: tanto che talo-
ra era persino impossibile sapere se fossero vivi o morti. Pertanto, quei
canonici, ogni tre anni, devano presentarsi davanti al capitolo torinese:
in caso di non presentazione i frutti della loro prebenda abbiano la stes-
sa destinazione di quelli di chi non risieda per un anno in Torino all’at-
to della nomina.
L’analisi degli aspetti normativi potrebbe suggerire l’immagine di un
ente di Chiesa perfettamente ordinato e funzionante: e sarebbe un’im-
magine non lontana dalla realtà, ma che senza dubbio priva le vicende
del capitolo torinese di taluni elementi dialettici, dei contrasti, che al-
trettanto indubitalmente vi furono e raggiunsero in qualche momento
livelli drammatici. Pensiamo alle vicende della primavera-estate del
1334
57
, quando Giovanni Zucca e Giovanni dei Sili, l’uno preposito e
l’altro canonico del capitolo cattedrale, furono tra i personaggi di mag-
gior spicco del tentativo di colpo di mano in Torino contro il principe
Filippo d’Acaia: il tentativo doveva abortire e rappresentare un duro
colpo per le fortune ecclesiastiche dei gruppi parentali degli Zucca e dei
loro alleati, i Sili. Membri di tali famiglie da tempo occupavano posi-
zioni eminenti nel capitolo. Quando prese corpo il disegno del colpo di
mano, da decenni uno Zucca ricopriva la carica di preposito – prima An-
tonio, poi Oddone (il quale aveva avuto un figlio naturale condannato
all’impiccagione nell’ottobre 1334 in quanto implicato nel complotto)
58
,
infine Giovanni –, mentre un Silo stava abbastanza stabilmente nell’in-
carico di arcidiacono e altri Sili erano contemporaneamente canonici
59
.
È interessante rilevare che nel 1350 preposito è un Bersatore e arci-
diacono è ancora Antonio Nassapore (il quale rivestiva quella dignità già
negli anni Venti ed evidentemente non aveva partecipato alla congiura
di sedici anni prima)
60
e che nel 1369 tra i canonici del capitolo non com-
57
Cfr.
p. datta
,
Storia dei principi di Savoia del ramo d’Acaia signori del Piemonte dal 1294 al
1418
, I, Torino 1832 (ristampa anastatica, Cuneo s.d.), pp. 110-16.
58
Ibid.
, pp. 131-36, doc. 39 (a. 1334).
59
Per questi dati cfr.
BSSS, 106
, p. 130, doc. 70 (a. 1267); p. 135, doc. 72 (a. 1273); p. 151,
doc. 79 (a. 1277); p. 167, doc. 85 (a. 1288); p. 175, doc. 89 (a. 1299); p. 177, doc. 90 (a. 1300);
p. 213, doc. 101 (a. 1328).
60
Ibid.
, p. 213, doc. 101 (a. 1328); AAT, Protocolli notarili, 6.7, f. 15
v
(a. 1350).