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che sovrasta la pianura distesa tra Pinerolo e Saluzzo; lo stesso Giovanni

Arborio nel 1253 – si ricordi che il clero torinese, in accordo con le au-

torità politiche cittadine, a lungo si oppone alla sua elezione episcopale

– manifesta la volontà di rinunciare all’episcopato torinese e papa In-

nocenzo IV, in un primo tempo, ne approva le decisioni

33

. D’altronde,

la contemporanea introduzione in Torino di alcune «novità» religiose

sembra avvenire in modo affatto indipendente dagli ambienti vescovili

e chiericali. I vescovi torinesi del secondo quarto del

xiii

secolo, per lo

più, devono operare all’interno di una situazione politico-militare assai

travagliata, contrastata, in cui essi si muovono con estrema difficoltà;

ma questa è storia che compete allo studioso delle vicende del potere e

della società, piuttosto che allo storico della Chiesa e della vita religio-

sa. Quest’ultimo, tuttavia, non potrà tralasciare il dato di un orienta-

mento del papato contrastante con quello del clero torinese circa le per-

sone da destinare alla cattedra vescovile locale.

È probabile che nel 1231 Uguccione Cagnola, dopo le dimissioni di

Giacomo II, sia stato scelto da Gregorio IX

34

. Il suo successore Giovan-

ni Arborio sarà imposto dal legato pontificio Gregorio di Montelongo nel

1244, provocando la reazione negativa del capitolo cattedrale torinese

35

.

Non diversamente, dopo gli assai brevi episcopati, nei primissimi anni

Sessanta del Duecento, di Gandolfo e di un misterioso prelato indicato

in una lettera papale con l’iniziale «H.», proveniente dalle file dell’ordi-

ne dei frati Minori, nel 1264 Urbano IV, avvalendosi del diritto di ri-

serva pontificia, destina alla sede episcopale di Torino il suo cappellano

Goffredo di Montanaro, precettore delle case dell’ordine di Sant’Anto-

nio di Vienne in Guascogna

36

. Fu una scelta rivelatasi fortunata perché

Goffredo finì i suoi giorni soltanto agli inizi dell’estate del 1300

37

: tren-

tasei anni di episcopato non sono pochi, considerando che nel sessan-

tennio anteriore si erano succeduti ben sei presuli. La stabilità dell’epi-

scopato torinese era stata conseguita finalmente in un contesto di con-

vergenza di interessi e di collaborazione tra la sede papale e i conti di

Savoia

38

, ma pure di non scomparse resistenze del capitolo cattedrale.

Anche quest’importante istituzione ecclesiastica dovette alla fine

adeguarsi. Morto Goffredo, i canonici della Chiesa torinese affidarono

Vita religiosa e uomini di Chiesa in un’età di transizione

305

33

BSSS, 65, p. 229, doc. 231.

34

f. cognasso

,

Il Piemonte nell’età sveva

, Torino 1968, p. 573.

35

savio

,

Gli antichi vescovi

cit., p. 373.

36

j. h. sbaralea

,

Bullarium Franciscanum

, II, Roma 1761, pp. 539 sg., doc. 125.

37

b. fissore

,

I protocolli di Tedisio, vescovo di Torino

, Torino 1969 (BSSS, 187), p.

vii

.

38

Cfr.

cognasso

,

Il Piemonte

cit., pp. 756 sgg.