

dam senex qui voluntarie espiscopatum Taurinensem dimiserat ut in il-
lo claustro sibi et Deo liberius posset vacare»
23
. Chi era quel vecchio pre-
lato che aveva rinunciato volontariamente all’episcopato torinese per
dedicarsi al servizio di Dio nel chiostro? In pieno accordo con quanto
altri ha già avuto modo di precisare, ritengo che si trattasse del vesco-
vo Giacomo II, di cui numerose carte redatte in Genova danno atte-
stazione sin al 1255
24
. Giacomo, che succedeva all’omonimo Giacomo
di Carisio (Giacomo I) assai coinvolto nella vita politica ad alto livello
– aveva ricoperto l’incarico di vicario imperiale nella prima età federi-
ciana –, era stato «frater» dell’ordine dei canonici regolari di Santa Cro-
ce di Mortara. Fu eletto alla cattedra torinese sul finire del 1226 o nel-
le prime settimane del 1227: vi rimase sin ai primi mesi del 1231. Per-
ché egli lasciò quella prestigiosa carica? Qualche spunto offre ancora
frate Salimbene il quale mette in bocca all’ex vescovo parole durissime
contro i comportamenti del clero torinese:
Cum viderem quod fatuitates clericorum meorum non possem corrigere, qui
ambulaverunt post vanitatem et vani facti sunt, elegit suspendium anima mea et mor-
tem ossa mea
[Giobbe, VII, 15]. Dimisi igitur episcopatum et clericos meos et vo-
lui potius salvare animam meam quam me et illos
perdere in gehennam
[Matteo,
X, 28]
25
.
Certo, tali espressioni sono usate da Salimbene in un contesto di
esaltazione della scelta «mendicante» dei frati Minori e, dunque, di
contestuale dura critica alla vita dei chierici secolari e dei prelati. In un
analogo contesto di critica alla potenza episcopale si giustifica il «fa-
volistico» ed esemplare racconto dell’anonimo cronista di Reims che
contrappone lo splendore della compagnia di viaggio del vescovo di
Beauvais alla povertà di un vescovo torinese – con tutta probabilità lo
stesso Giacomo II – che lavora nei campi per procurarsi il «pane»
26
.
Non è accertabile la veridicità del racconto che ripropone uno stereo-
Vita religiosa e uomini di Chiesa in un’età di transizione
303
23
salimbene de adam
,
Cronica
cit., I, pp. 472 sg.
24
Cfr.
g. airaldi
,
Le carte di Santa Maria delle Vigne di Genova (1103-1392)
, Genova 1969,
pp. 141 sg., doc. 125 (a. 1234);
i. b. richerius
,
Notae desumptae ex foliatiis diversorum notario-
rum
, in Archivio di Stato di Genova, ms 535 (a. 1234), pp. 385 sg. («per dominum episcopum
quondam Taurinensem fratrem Mortariensis ordinis»);
HPM
,
Chartarum
, II, doc. 893 (a. 1237),
coll. 1335 sg.; BSSS, 65, p. 157, doc. 152 (a. 1243);
a. rovere
,
Le carte del monastero di San Be-
nigno di Capodifaro (secc.
xii-xv
)
, Genova 1983, p. 14, doc. 13 (a. 1245);
f. guerello
,
Lettere di
Innocenzo IV dai cartolari notarili genovesi
, Roma 1961, pp. 54 sg., doc. 22 (a. 1247);
d. puncuh
,
Liber privilegiorum ecclesiae Ianuensis
, Genova 1962, p. 136, doc. 137 (a. 1248);
g. rosso
,
Docu-
menti sulle relazioni commerciali fra Asti e Genova (1182-1310)
, Pinerolo 1913, p. 169, doc. 439
(a. 1253); p. 181, doc. 462 (a. 1255).
25
salimbene de adam
,
Cronica
cit., I, p. 473.
26
Ex Historiis
anonymi remensis
, in
MGH
,
Scriptores
, XXVI, p. 531.