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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)
tipo già utilizzato qualche secolo prima per il vescovo di Alba
27
. Tutta-
via, non è da trascurare l’ideale «monastico» che, secondo frate Sa-
limbene, Giacomo II sembra coltivare, poiché avrebbe paragonato il
suo gesto di rinuncia a uno analogo di san Benedetto «qui deseruit ali-
quos monachos, eo quod ipsos discolos invenisset et malos»
28
. Né è da
trascurare il fatto che Giacomo, «quondam episcopus Taurinensis»,
continui a rimanere in contatto con uomini della curia romana, con le
gerarchie ecclesiastiche genovesi e con papa Innocenzo IV, il quale nel
novembre 1243 lo invita, qualora gli dovesse affidare la scelta del ve-
scovo di Torino, a far cadere la preferenza su Nicolao, preposito di Ge-
nova e «camerarius» dello stesso pontefice
29
.
Da ambienti propriamente monastici proveniva, invece, Giovanni
Arborio, eletto nel maggio 1244 vescovo di Torino dal legato pontificio
Gregorio di Montelongo
30
. Egli era abate dell’antico cenobio di San Ge-
nuario, in diocesi di Vercelli, e non dovette far fatica a comprendere il
significato della scelta eremitica del suo cappellano, prete Taurino, il
quale, nell’ottobre 1250
31
, gli chiese di poter intraprendere una forma
di vita regolare sul Mombracco, «qui est inter Bargias et Sanctum Fron-
tem et Revellum», da condurre insieme ad altri imprecisati «socii eius
et coadiutores clerici et layci» e secondo una fisionomia istituzionale
non ancora determinata, ovvero da scegliere in seguito («licenciam fa-
ciendi, eddificandi et construendi ecclesiam regularem vel plures eccle-
sias regulares vel heremitarum»). Il luogo, «propter excelsitudinem, ar-
duitatem, asperitatem et pauperiem», ben si prestava a rinnovare e a far
rivivere il mito della dura ed esemplare esistenza degli antichi «santi pa-
dri del deserto»
32
. Prete Taurino, per la realizzazione del suo proposito
di santità, trova nel vescovo eletto Giovanni di Arborio un interlocu-
tore assai sensibile e disponibile.
Le aspirazioni religiose più consapevoli e rigorose, che fonti e docu-
menti lasciano intravedere, paiono spingere lontano dal centro della dio-
cesi: il vescovo Giacomo II si rifugia in un monastero genovese; il cap-
pellano vescovile Taurino si ritira nelle solitudini del bellissimo monte
27
Cfr.
r. comba
,
Metamorfosi di un paesaggio rurale. Uomini e luoghi del Piemonte sud-occiden-
tale fra
x
e
xvi
secolo
, Torino 1983, pp. 27 sg.
28
salimbene de adam
,
Cronica
cit., I, p. 473.
29
BSSS, 65, p. 157, doc. 152.
30
f. savio
,
Gli antichi vescovi d’Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni. Il Piemonte
, To-
rino 1899 (ristampa anastatica Bologna 1971), pp. 372 sg.
31
s. provana di collegno
,
Notizie e documenti di alcune certose del Piemonte
, in «Miscellanea
di Storia Italiana», serie III,
i
(1895), pp. 254-56, doc. 101.
32
Cfr.
merlo
,
Tra «vecchio» e «nuovo»
cit., p. 196.