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Parte prima Declino economico ed equilibrio istituzionale (1280-1418)

Il quadro dei fenomeni documentati non è esauriente ma è signifi-

cativo e consente un confronto parziale ma non esiguo con le docu-

mentazioni coeve che si abbiano per altre località della regione.

Resta carente invece la documentazione diretta del tipo di volgare

non strettamente locale, che pure nella città certamente doveva essere

impiegato.

Si fan desiderare reperti, sia pur frammentari, di opere grammatica-

li in uso nelle scuole torinesi. È noto che l’insegnamento scolastico ave-

va come primo oggetto lo studio del latino, che era la lingua della gene-

rale trasmissione culturale. I trattati grammaticali latini però spesso si

servivano di enunciati in lingua volgare, dei quali si proponeva la tra-

duzione: ne abbiamo alcuni esempi di altre località piemontesi, Biella,

Cuneo, Asti, ecc., di cui testimoniano un aspetto dell’uso linguistico,

che in genere denuncia la tendenza al superamento dei caratteri speci-

fici locali, verso un tipo di

koiné

ossia di comune lingua volgare regio-

nale, anzi supra-regionale.

Una simile situazione per Torino è ragionevolmente supponibile, però

non gode della conferma di documentazione, almeno fino ai primi de-

cenni del Quattrocento.

Argomento di appoggio si può ricavare dalla considerazione dei luo-

ghi di origine dei maestri di cui si ha notizia che abbiano tenuto pub-

bliche scuole in Torino. Ne è sufficientemente significativo, come esem-

pio, l’elenco tratto dal limitato periodo dei due primi decenni del Quat-

trocento. Dagli

Ordinati

del comune risulta nel 1406 rettore delle scuole

Eusebio da Vercelli; tra il 1409 e il 1415 è maestro Nicolò de Grassi di

Alessandria e suo figlio funge da ripetitore; nel 1416 viene da Saviglia-

no Giovanni de Ponzonis; tra il 1417 e il 1421 la funzione viene eser-

citata da Martino da Moncrivello; a lui succederà poi Martino Panicia

di Biella

93

. La varietà di queste provenienze garantisce l’influsso di altri

tipi di parlate dell’area nord-occidentale d’Italia.

L’inizio del secolo

xv

vede l’istituzione in Torino dello Studio ge-

nerale ovvero dell’università. La bolla papale che ne dà l’autorizzazio-

ne è del 1404; il diploma dell’imperatore Sigismondo del 1412; di fatto

il funzionamento regolare si avvia nel 1411.

Gli statuti dello Studio di Torino furono esemplati su quelli di Pa-

via, la sede universitaria più prossima; ma per noi l’interessante è la con-

statazione che «nella quasi totalità dei casi i professori della nuova uni-

versità avevano già insegnato a Pavia o si erano laureati colà poco pri-

93

e. bellone

,

Il primo secolo di vita dell’Università di Torino (secoli

xv

-

xvi

)

, Torino 1986,

pp. 171 sgg.