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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
que una ripresa dapprima piuttosto lenta, poi, dopo la metà del secolo,
decisamente più sostenuta, fino a toccare all’inizio del Cinquecento una
cifra più che doppia rispetto a un secolo prima. Questo andamento può
essere confrontato con i dati disponibili per le altre città piemontesi, al-
meno sette delle quali, e più precisamente Pinerolo, Cuneo, Savigliano,
Chieri, Moncalieri, Vercelli e Mondovì, potevano contare su una popo-
lazione paragonabile, se non superiore, a quella torinese.
Il confronto con Pinerolo, che era stato il vero centro del principa-
to degli Acaia e che per qualche tempo conservò la speranza di mante-
nere tale centralità anche dopo la riunione al ducato, è in qualche mo-
do condizionato dai limiti della documentazione disponibile: l’ultimo
catasto pinerolese conservato risale infatti al 1428. I contribuenti re-
gistrati sono 1007 nel 1403, 999 nel 1411, 807 nel 1418, 762 nel 1428:
fino a questa data la popolazione della città, benché in discesa, era dun-
que decisamente più numerosa di quella di Torino. I registri delle ta-
glie, che a quanto pare si compilavano contemporaneamente ai catasti
e che fino al 1428 confermano regolarmente, sia pure con minime va-
riazioni, le cifre di questi ultimi, parrebbero in seguito indicare una ri-
presa forse più tardiva, ma certo assai più vigorosa di quella torinese,
seguita dopo la metà del secolo da un calo contenuto: secondo il Ro-
telli, infatti, essi registrano ben 1135 contribuenti nel 1444 e ancora
941 nel 1462. È quindi probabile che il rapporto fra le due città si sia
ribaltato soltanto verso la fine del Quattrocento; il sorpasso, in ogni
caso, si sarebbe accentuato ulteriormente nel corso del Cinquecento,
dal momento che nel 1571, quando Torino contava ormai 14 244 abi-
tanti, Pinerolo non ne aveva che 5167.
Il confronto appare più problematico nel caso di Cuneo, dove non
disponiamo di censimenti, ma soltanto di elenchi dei fuochi appronta-
ti a fini fiscali. Ne risultano 649 fuochi nel 1415 e 718 nel 1437; il da-
to, tuttavia, comprende anche i tre villaggi del distretto, mentre quel-
li relativi alla sola città risultano 546 nel 1440. Poiché cinque anni più
tardi Torino contava 720 contribuenti, e poiché in molte città il nu-
mero dei fuochi censiti, là dove il confronto è possibile, risulta sensi-
bilmente inferiore a quello degli iscritti a catasto, è probabile che a
questa data la popolazione di Cuneo non fosse inferiore a quella di To-
rino. Anche in questo caso il distacco si delineò forse nella seconda
metà del Quattrocento, per accentuarsi ulteriormente nel secolo suc-
cessivo, dato che nel 1571 Cuneo contava soltanto 6154 abitanti; ma
nessun dato permette di individuare con certezza il momento in cui
l’imporsi dell’egemonia politica di Torino diede luogo al sorpasso de-
mografico.