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Parte seconda La preminenza sulle comunità del Piemonte (1418-1536)
I dati relativi allo sviluppo demografico di Torino e le indicazioni di
cui disponiamo sul suo progressivo arricchimento si prestano ad un’in-
terpretazione sostanzialmente concorde. Affermare, come si tendeva a
ritenere un tempo in assenza di ricerche puntuali, che «nel Quattrocento
e fino al tempo di Carlo II Torino ebbe un minor numero di abitanti e
minore ricchezza di Vercelli, di Ivrea, di Pinerolo, di Savigliano, anche
di Cuneo e di Mondovì»
3
, può apparire eccessivo: è difficilmente con-
testabile che a partire dalla metà del Quattrocento la ricchezza di Tori-
no superava ormai di gran lunga quella di centri come Pinerolo o Mon-
calieri, pur restando non superiore a quella di Savigliano, e certamente
inferiore a quella di Chieri o Vercelli. Quanto al dato demografico, tut-
to indica che nel tardo Quattrocento, quando le sue fortune politiche si
erano già largamente delineate, Torino sorpassò Cuneo e Pinerolo, por-
tandosi agli stessi livelli di Savigliano e Moncalieri, mentre restò indie-
tro, anche se non in misura schiacciante, rispetto a Chieri e Vercelli e
probabilmente a Mondovì. Pur in questo quadro più sfumato, resta tut-
tavia valida la conclusione di fondo che Lino Marini, nel passo citato,
aveva inteso sottolineare: la pur vigorosa crescita demografica ed eco-
nomica di Torino nel corso del secolo non era di per sé sufficiente a far-
ne la metropoli indiscussa del Piemonte.
Analizzando la composizione della comunità torinese nel corso del
nostro periodo è facile del resto rendersi conto di come la crescita della
popolazione e della ricchezza fosse indissolubilmente legata al ruolo di
centro politico, amministrativo e culturale di cui la città venne progres-
sivamente investita: già dopo la metà del Quattrocento, per non parla-
re del primo Cinquecento, il profilo sociologico che emerge dai catasti
torinesi è quello di una città a spiccata vocazione burocratica e intellet-
tuale. Nel 1415 erano attivi a Torino cinque dottori in legge e un solo
dottore in medicina. Cinquant’anni più tardi, nel 1464, quando la città
era ormai da tempo la sede fissa dello Studio e del Consiglio cismonta-
no, vivevano a Torino ben ventiquattro dottori in legge e sei dottori in
medicina, e vi avevano fatto la loro comparsa i primi causidici. Ancora
mezzo secolo e queste categorie, oltre ad essersi fatte ancora più nume-
rose, appaiono definitivamente radicate nella società locale: nel 1523
non meno di quarantasette poste catastali sono intestate a dottori in leg-
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l. marini
,
Libertà e tramonti di libertà nello stato sabaudo del Cinquecento
, Bologna 1968,
p. 121; ma cfr. già, sia pure in termini meno perentori e più limitati nel tempo,
f. cognasso
,
Sto-
ria di Torino
, Milano 1959 (1
a
ed. 1934), p. 168, che dice Torino al tempo di Amedeo VIII «me-
no popolosa e meno ricca delle altre che erano centri di commerci e di industrie come Pinerolo,
Savigliano, Ivrea, Cuneo e poi Vercelli».