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Sarebbe tuttavia imprudente sopravvalutare la portata di queste in-

dicazioni: poiché quando il duca, trattenutosi più a lungo di quanto

aveva promesso nei suoi domini transalpini, si mise finalmente in viag-

gio nella primavera del 1420, la sua meta fu proprio Pinerolo, dove

giunse il 9 maggio, restandovi fino alla fine del mese. Portatosi nel giu-

gno a Nizza, che non aveva ancora visitato, già l’11 luglio il duca era

di ritorno a Pinerolo e là rimase fino alla fine di settembre, pur con fre-

quenti visite nelle terre vicine. Pinerolo riacquistava così, tempora-

neamente, quel ruolo di residenza principesca che aveva perduto alla

morte di Ludovico d’Acaia, anche se l’importanza ancora marginale dei

domini piemontesi all’interno dello stato sabaudo svuotava questa pre-

rogativa di molto del suo significato: Amedeo infatti, ripartito nell’ot-

tobre 1420 e tornato in Piemonte per pochi giorni nel giugno 1421 –

ma in quell’occasione la sua presenza è documentata soltanto a Torino

– sarebbe rimasto assente dal paese subalpino, dopo quella data, per ol-

tre cinque anni

6

.

In assenza del principe, il primato di Pinerolo fra le comunità pie-

montesi dipendeva dalla sua capacità di offrire una sede al personale

amministrativo che ne faceva le veci; e in tal senso essa aveva ottenu-

to dal duca precise garanzie. Partendo dal Piemonte, Amedeo aveva af-

fiancato al Colombier, in riconoscimento delle sue accresciute respon-

sabilità, il Consiglio che si chiamò poi cismontano, attribuendo al suo

presidente Romeo Canalis funzioni di giudice d’appello per tutte le pro-

vince di qua dai monti; in quell’occasione, il comune di Pinerolo ave-

va sborsato al duca 300 scudi in cambio dell’esplicita concessione «de

residencia sui spectabilis et magniffici Capitanei ac suorum collatera-

lium Consilium dominicum citra montes facientium de cetero perpe-

tuum in Pynerolio». Proprio qui, tuttavia, si manifestarono le prime

difficoltà. In un primo momento, infatti, il capitano continuò a svol-

gere, come in passato, un’attività essenzialmente itinerante, sicché la

preminenza riconosciuta a Pinerolo restò per qualche anno meramen-

te teorica. Fra le diverse città in cui soggiornò in compagnia del Con-

siglio, il Colombier sembrò anzi mostrare una certa preferenza per To-

rino, di cui era stato nominato vicario il 14 luglio 1419, e dove con-

Torino e le comunità del Piemonte nel nuovo assetto del ducato sabaudo

383

6

Sugli spostamenti del duca cfr.

f. gabotto

,

Contributo alla storia delle relazioni fra Amedeo

VIII di Savoia e Filippo Maria Visconti (1417-1422)

, in «Bollettino della Società Pavese di Storia

Patria», 1903, pp. 193 sgg., 282-94, 309, e

HPM

,

Leges

, I, c. 451, oltre alle indicazioni contenu-

te negli

Ordinati

dei comuni di Torino e Pinerolo, conservati nei rispettivi Archivi Comunali (ASCT

e ACP). Per l’operato del Colombier nel dicembre 1418,

tallone

,

Parlamento sabaudo

cit., II, p.

381. Per il giuramento dei feudatari e delle comunità, PD 70, ff. 25 sgg. Per l’ambasciata a Tho-

non,

tallone

,

Parlamento sabaudo

cit., VIII, pp. 96 sg.